Centri per migranti: ancora pessima la situazione italiana

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Dieci anni dopo l’istituzione dei Centri per migranti in Italia e cinque anni dopo la prima indagine svolta in materia, l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha pubblicato un nuovo Rapporto, da cui emerge una situazione invariata di gravi carenze e profondo disagio.
Quel che colpisce è soprattutto l’approccio ancora emergenziale nella gestione di un fenomeno ormai consolidato. «I servizi erogati, in generale, sembrano essere concepiti nell’ottica di soddisfare a malapena i bisogni primari, tralasciando le molteplici istanze che possono contribuire a determinare una condizione accettabile di benessere psicofisico» osserva MSF, sulla base delle rilevazioni compiute in 21 luoghi di detenzione per i migranti privi di permesso di soggiorno (Centri di Identificazione ed Espulsione – CIE e Centri di Accoglienza – CdA) e di transito per i richiedenti asilo (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo – CARA).
Il Rapporto evidenzia una gestione complessiva dei Centri «in larga parte inefficiente. I servizi erogati sono spesso scarsi e scadenti e non si riesce di fatto a garantire una effettiva identificazione, protezione e assistenza dei soggetti vulnerabili che rappresentano una parte consistente (se non prevalente) della popolazione ospitata». Particolarmente grave, poi, il fatto che in alcuni Centri gli operatori di MSF hanno incontrato un atteggiamento ostile da parte dei gestori, che ha causato difficoltà   nel condurre liberamente l’indagine, subendo limitazioni e dinieghi nell’accedere a determinate aree.
Secondo MSF alcuni CIE andrebbero chiusi, come quelli di Trapani e Lamezia Terme, «perchà© totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilità  », mentre in altri mancano persino beni di prima necessità   come coperte, vestiti, carta igienica, o impianti di riscaldamento consoni.
Stupisce inoltre l’assenza di protocolli sanitari per la diagnosi e il trattamento di patologie infettive e croniche: «Mancano soprattutto nei CIE, come ad esempio in quello di Torino, i mediatori culturali senza i quali si crea spesso incomunicabilità   tra il medico e il paziente. Sconcerta in generale l’assenza delle autorità   sanitarie locali e nazionali» osserva la coordinatrice medica di MSF Italia, Alessandra Tramontano. Nei CARA sono invece stati riscontrati servizi di accoglienza complessivamente inadeguati.
In generale «poco è cambiato» rispetto alle visite condotte da MSF nel 2003, a parte il fatto che il periodo di detenzione è stato ampliato da due a sei mesi, e «molti sono i dubbi che persistono», sottolinea il Rapporto, soprattutto in merito alla «scarsa assistenza sanitaria, strutturata per fornire solo cure minime, sintomatiche e a breve termine». Una situazione dunque, quella italiana, ben lontana dalle richieste avanzate nei giorni scorsi dal Consiglio d’Europa agli Stati membri.

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