Bulgaria e Romania sempre sotto stretta sorveglianza

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A sei mesi dall’adesione all’UE, la Commissione europea ha presentato, a fine giugno, il rapporto sui progressi fatti da Bulgaria e Romania in settori sensibili quali lo stato di diritto, le riforme del sistema giudiziario, la corruzione e il crimine organizzato. Si tratta di un rapporto severo, che sottolinea alcuni progressi ma che individua soprattutto la strada ancora da fare per i due paesi per raggiungere gli obiettivi fissati al momento del si all’adesione. Malgrado cio’, la Commissione non ha giudicato opportuno ricorrere, all’applicazione delle clausole di salvaguardia o delle sanzioni, proprio per incoraggiare i due paesi ad andare avanti con piu’ vigore nelle riforme necessarie.

Va sottolineato qui che la stabilita’ interna, il rafforzamento del processo democratico, lo sviluppo economico e sociale e una sana amministrazione pubblica sono degli elementi essenziali non solo per il progresso dei due paesi, ma per la stessa stabilita’ interna dell’intera Unione Europea. E questo per varie ragioni.

In primo luogo, la loro adesione ha spostato le frontiere dell’Unione europea ancora un po’ piu’ ad est, ai confini con l’Ucraina, la Moldavia, la Serbia, il Montenegro, la Turchia e il Mar Nero. Questa situazione geografica molto particolare, fa di questi due paesi il crocevia inevitabile fra Europa centrale, Europa occidentale, Europa orientale, Balcani e Medio Oriente. Con i rapporti di forza che si stanno creando sulla scena internazionale su temi quali il gas o il petrolio, e fenomeni inquietanti quali le vie della droga, dell’immigrazione clandestina o della tratta degli esseri umani, e’ chiaro che i nostri due paesi sono in prima linea per «proteggere», da quel lato, l’Unione Europea. Il tema e’ tuttavia ben piu’ vasto se si considera l’insieme del capitolo relativo alla cooperazione in materia di giustizia e affari interni nei negoziati di adesione. Esso copre anche la protezione dei dati, la politica dei visti, le migrazioni e l’asilo, la cooperazione fra polizie, la lotta contro il crimine organizzato, la lotta al terrorismo, il riciclaggio di denaro, la cooperazione doganale e la cooperazione giudiziaria in materia penale e civile.

Inoltre, l’adesione alle regole del mercato interno, in particolare in termini di libera circolazione di merci, di persone, di servizi e capitali deve poggiare su un solido sistema amministrativo sia all’interno dei paesi che alle loro frontiere, se non si vuole mettere in serio pericolo tutta l’architettura del mercato interno europeo nel suo insieme.

La posta in gioco e’ quindi alta e i progressi compiuti da questi due paesi non possono che essere guardati con estrema serieta’ da parte della Commissione. E’ stato istituito infatti un sistema di monitoraggio continuo ed ogni sei mesi verranno verificati i progressi compiuti, in particolare sui temi citati.

Bulgaria e Romania hanno comunque reagito al rapporto in modo relativamente positivo, ben coscienti del fatto che l’alto tasso di corruzione tuttora presente nei loro rispettivi paesi, nonche’ la fragilita’ dello stato di diritto sono aspetti essenziali per l’adesione all’Unione europea. Un primo segnale in questo senso e’ stato dato, soprattutto dalla Bulgaria, con la sostituzione di alcuni responsabili politici in posti chiave quali ad esempio l’economia, le finanze o la giustizia.

Probabilmente ci vorra’ molto tempo prima che Romania e Bulgaria riescano a raggiungere il livello di affidabilita’ richiesto dagli altri Stati membri e dalla Commissione. Ci troviamo oltretutto di fronte ai paesi piu’ poveri fra i 27 e dove la situazione sociale ed economica non e’ nemmeno paragonabile a quella degli altri paesi dell’UE : non va infatti dimenticato che il PIL pro capite, a parita’ di potere d’acquisto, raggiunge appena il quarto della media comunitaria. Con una popolazione che invecchia, la poverta’, la mancanza di sicurezza sociale, le pensioni bassissime, il lavoro precario, la mancanza di sistemi di salute adeguati, ma anche una difficile convivenza con minoranze etniche, sono situazioni di vita quotidiana per una gran parte di quei cittadini europei. La solidarieta’ europea, attraverso i fondi strutturali in particolare, non ha mostrato troppa sensibilita’ al riguardo, pur sapendo che riforme istituzionali e progresso economico e sociale devono essere intimamente legati fra loro se si vuole garantire la stabilita’ a lungo termine dei paesi stessi. Ma di tutto cio’ il rapporto della Commissione, purtroppo, non ci dice gran che’.

E, se concreti progressi non verranno fatti nei prossimi mesi, allora potrebbero scattare le sanzioni finanziarie, con una prima sospensione degli aiuti comunitari…

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