Aperto il dibattito sul controverso accordo commerciale anti-contraffazione

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L’accordo commerciale internazionale per la lotta alla contraffazione e alle violazioni di copyright su internet (ACTA) è al centro del dibattito di questi giorni: esso prevede il rinforzamento della protezione dei diritti della proprietà intellettuale a livello internazionale, per tutelare i Paesi sviluppati che vedono nella contraffazione e nella pirateria informatica una possibile minaccia per le loro economie.

All’interno dell’UE tutti gli Stati membri hanno già firmato l’accordo, fatta eccezione per Cipro, l’Estonia, la Slovacchia, la Germania e i Paesi Bassi.

L’ACTA è stato inoltre firmato dall’Australia, dal Canada, dal Giappone, dal Marocco, dalla Nuova Zelanda, da Singapore, dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti.

La Commissione per il Commercio Internazionale, che si riunisce in questi giorni in un workshop con alcuni rappresentanti della ricerca, della società civile e dell’UE per discutere dei pro e dei contro dell’accordo, produrrà poi una raccomandazione per il Parlamento Europeo da presentare in Plenaria. Il Parlamento ha già votato, nel 2009 e nel 2010, tre risoluzioni per richiedere di rendere pubblici i documenti relativi ad ACTA, per avere maggiore peso durante i negoziati e per assicurare il rispetto delle libertà fondamentali e della legislazione esistente.

L’accordo potrà entrare in vigore all’interno dell’UE, unicamente con il consenso del PE, che non potrà però modificare il testo (così come prevede il Trattato di Lisbona). In caso di consenso, l’ACTA entrerà in vigore solo dopo la ratifica di tutti gli Stati membri.

Forti critiche all’accordo arrivano da quanti lo considerano una minaccia ad una rete internet libera e gratuita: nei giorni scorsi è stata presentata una petizione firmata da più di 2,5 milioni di cittadini europei contrari all’ACTA. Vengono evidenziate le minacce per la privacy dei cittadini e le limitazioni dei loro diritti. Inoltre viene denunciato il modo poco trasparente in cui sono avvenuti i negoziati: la società civile e i Paesi in via di sviluppo non sono stati consultati.

I dibattiti, le raccomandazioni delle Commissioni sono disponibili on line.

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