Ambiente: inadempienze in molti Paesi dell’UE

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La Commissione europea ha adottato una serie di iniziative in materia ambientale nei confronti di vari Stati membri che non applicano la normativa comunitaria, a dimostrazione di quanto sia ancora lontana un’estesa cultura ambientale e quanta la distanza ancora esistente tra gli impegni presi e la loro attuazione.
A 20 Stati membri è stato inviato un parere motivato (ultima fase del procedimento d’infrazione prima del deferimento alla Corte di giustizia europea) per non aver ancora comunicato il pieno recepimento della direttiva europea concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici (2006/32/CE), che istituisce un quadro in cui gli Stati membri possono creare un contesto imprenditoriale e un’infrastruttura favorevoli all’efficienza energetica in tutti i settori dell’economia. Essa pone inoltre le condizioni per lo sviluppo e la promozione di un mercato dei servizi energetici e per l’elaborazione di altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica esaminando il ruolo dei distributori di energia, il finanziamento del risparmio energetico, il ruolo del settore pubblico e l’importanza della disponibilità   dell’informazione.
Un procedimento d’infrazione è stato inviato invece a 10 Stati membri (tra cui l’Italia) che non hanno rilasciato nuove autorizzazioni o aggiornato le autorizzazioni esistenti per oltre 4000 impianti industriali già   in funzione in tutta Europa, mentre il termine ultimo per il rilascio delle autorizzazioni era il 31 ottobre 2007. In questo caso le violazioni riguardano la direttiva europea sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (la cosiddetta direttiva IPPC, 96/61/CE codificata dalla direttiva 2008/1/CE), intesa a prevenire e a ridurre le emissioni industriali in atmosfera, nelle acque e nel suolo.
Altri 10 Paesi dell’UE (anche in questo caso compresa l’Italia) non hanno invece rispettato la normativa sulla qualità   dell’aria che l’UE ha fissato per le particelle pericolose denominate PM10, emesse soprattutto dagli impianti industriali, dal traffico e dagli impianti di riscaldamento domestico. La Commissione è intervenuta dopo l’entrata in vigore, nel giugno 2008, della nuova direttiva sulla qualità   dell’aria (2008/50/CE), secondo la quale in determinate condizioni e per alcune zone specifiche all’interno di ciascun Paese, gli Stati membri possono chiedere una proroga limitata che consenta loro di rispettare il limite fissato in vigore dal 2005. Gli Stati membri in questione non hanno perಠchiesto proroghe per conformarsi alle norme in tutte le zone in cui i valori limite del PM10 sono superati.

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