All’UE una richiesta di civiltà   sull’immigrazione

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Nell’Europa «dei diritti e delle libertà  » succede che un gommone alla deriva con 80 persone a bordo sia lasciato per una decina di giorni al suo destino, varie imbarcazioni gli passino vicino ma nessuno presti soccorso, due Stati membri quali Malta e Italia si palleggino le responsabilità  , le istituzioni dell’UE tacciano. Così, 73 persone sono lasciate morire di stenti in alto mare solo perchà© profughi, quindi non cittadini europei: un fatto di inaccettabile inciviltà   che deve urgentemente interrogare l’UE e i suoi Stati membri sul senso delle politiche migratorie in vigore.
Già  , perchà© come osserva l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR-UNHCR), «l’inasprimento delle politiche nei riguardi di chi arriva via mare puಠavere l’effetto di scoraggiare i capitani delle navi e dei pescherecci dal soccorrere chi è in difficoltà  », cosa che «si pone in contrasto con l’antica tradizione marittima del soccorso in mare, che pare oggi essere pericolosamente messa in discussione».
E l’UE deve fare una riflessione urgente in merito alle politiche adottate nel contrasto dell’immigrazione illegale e quindi alle proprie responsabilità  , perchà© dal mandato dell’Agenzia per il controllo delle frontiere dell’Unione Europea, Frontex, e dal relativo Regolamento del 2004 si evince che le operazioni periodiche di controllo in mare non prevedono interventi di salvataggio e la riconsegna dei migranti intercettati in mare alle autorità   dei Paesi da cui sono partiti.
«Si puಠosservare come gli autori del Regolamento Frontex, quanto gli ideatori e gli estensori di questi accordi internazionali bilaterali e la catena di comando che vi ha dato di attuazione, hanno praticamente ideato ed utilizzato l’omissione di soccorso, conseguenza diretta o indiretta del riparto di competenze così bene architettato, come una vera e propria «pena di morte» per i migranti che ancora si arrischiano ad attraversare il canale di Sicilia per fuggire dalla Libia e raggiungere Malta o la Sicilia, se non Lampedusa» dichiara Fulvio Vassallo Paleologo, dell’Università   di Palermo e membro dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che aggiunge: «Se i viaggi della speranza finiscono con la morte dei migranti, quale migliore effetto dissuasivo, per gli altri che ci volessero provare, si penserà   ai piani alti di qualche importante ministero, un ragionamento che in questi ultimi mesi si è diffuso pericolosamente».
Questa ennesima tragedia delle migrazioni, avvenuta nell’indifferenza generale e che poteva/doveva essere evitata, rappresenta una «grave offesa all’umanità  » secondo la Commissione episcopale per le migrazioni, mentre un editoriale del quotidiano cattolico «Avvenire» cita l’Olocausto: «Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo ci chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita avversione. L’Occidente a occhi chiusi».
Il codice della navigazione internazionale prevede che in caso di naufraghi occorre intervenire per salvarli, questo naturalmente indipendentemente dai motivi del viaggio e dalla nazionalità   dei naufraghi, quindi «se verrà   confermato il racconto dei cinque eritrei, che hanno riferito di decine di imbarcazioni che pur avendoli visti non si sono fermate per soccorrerli, vuol dire che sono stati lesi i diritti umani» dichiara il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, che sta svolgendo le indagini. Ma la legge del mare «è stata sopraffatta da sentimenti di odio e razzismo che il governo continua a seminare» osserva il coordinatore del Comitato Nazionale Immigrate/i CGIL, Kurosh Danesh, secondo cui «questo è un altro caso emblematico che ci indica quanto sia pericolosa la criminalizzazione dell’immigrato, che spesso è in fuga da situazioni di repressione politica e religiosa», una criminalizzazione che «crea un contesto in cui la vita delle persone non ha più valore», mentre «l’assenza di una politica d’ingresso e una carenza in materia di diritto d’asilo ci pone di fronte tali sciagure».
Se poi si prende atto che all’interno del più noto social network, Facebook, nella pagina ufficiale di un partito del governo italiano (la Lega Nord) amministrata dal figlio ventenne di un ministro di tale governo (Umberto Bossi), è disponibile un gioco denominato «Rimbalza il clandestino» in cui gli utenti del sito si divertono a far sparire le imbarcazioni di migranti, allora si puಠconstatare la deriva civile e culturale che ha colpito questo Paese e si puಠcomprendere perchà© è necessario appellarsi all’UE per richiedere qualche provvedimento serio in materia migratoria, che l’interlocutore politico nazionale probabilmente non sarebbe nemmeno in grado di capire.

2 COMMENTI

  1. Vorrei sapere se è vero che soccorrendo in mare degli immigrati in difficoltà  ed a rischio di annegare si rischia di incorrere nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

  2. In merito ad un precedente articolo uscito sul vostro sito avevo così commentato:
    A seguito della notte dei cristalli, nella Germania nazista, alle vittime ebraiche furono addebbitati i danni subiti dalla violenza nazista. Attualmente in Italia se il danneggiato è un extracomunitario clandestino, oppure se il clandestino salva una persona da un pericolo, rischia di essere perseguito. Molte decisioni inoltre vengono lasciate in mano a gruppetti pseudolegali, definite ronde, spesso con mentalità  da Ku Klux Kan, volute fortemente dal Sig. Bossi, il cui geniale rampollo ha ideato il brioso passatempo estivo “Rimbalza il clandestino”. Il Sig Bossi ha avuto il coraggio di definirsi cristiano nel recente incontro con Monsignor Bagnasco. Mi domando ma non è il caso che il Monsignore si scelga con più oculatezza i suoi interlocutori ?

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