Algeria in rivolta

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E’ dal 22 febbraio che i giovani algerini manifestano la loro opposizione e la loro collera nei confronti della candidatura del Presidente Bouteflika, presentata per la quinta volta, in vista delle elezioni presidenziali in Algeria, fissate per il prossimo 18 aprile.

Abdelaziz Bouteflika, 82 anni, in uno stato di salute molto critico, spesso ricoverato in una clinica svizzera e quindi assente dal suo Paese, è al potere dal 15 aprile 1999, eletto, all’epoca, a grande maggioranza con il sostegno dell’esercito e sulle macerie di una violenta guerra civile.

Oggi la candidatura ad un quinto mandato per un Presidente considerato incapace, da anni, di sostenere il ruolo legato alla sua carica e identificato con un potere corrotto e opprimente ha fatto scattare, per la prima volta in venti anni, la collera della popolazione.

Oltre ad un sentimento di umiliazione, gli algerini denunciano un potere arcaico, che ha girato le spalle alla modernità politica, un potere che ha paralizzato per anni lo sviluppo economico del Paese, legato  quasi esclusivamente ad una rendita proveniente dagli idrocarburi ormai in continua erosione, pervaso da una profonda corruzione dell’apparato amministrativo e incapace di attuare e gestire una necessaria transizione e diversificazione dell’economia. Non solo ma un potere caratterizzato anche da un complesso gioco di forze, di interessi divergenti e di robuste rivalità.

Anche se, con la prima elezione nel 1999 il Presidente Bouteflika poté avviare una riconciliazione nazionale dopo sette anni di guerra civile e mantenere, grazie appunto ai proventi degli idrocarburi, una certa pace sociale e civile, oggi questa politica sta dimostrando di essere giunta al capolinea e non in grado di affrontare le nuove grandi sfide politiche, economiche, sociali e culturali del Paese. Sfide che potrebbero inoltre proiettarsi sulle ferite mai  veramente cicatrizzate lasciate dalla guerra civile che provoco’ oltre 150.000 vittime, delineando una prospettiva inquietante sotto il profilo non solo della stabilità interna del Paese ma anche per quanto riguarda la posizione dell’Algeria nel complesso scenario mediorientale e africano, e questo da un punto di vista geopolitico, energetico e migratorio.

L’Algeria è un paese molto grande e molto giovane, dove il 45% dei suoi 43 milioni di abitanti ha meno di 25 anni. Con la grave crisi economica, la disoccupazione tocca il 30% dei giovani e, in alcune situazioni puo’ raggiungere, per chi ha meno di 30 anni, anche punte superiori al 50%.  

Da un punto di vista geopolitico ed energetico, l’Algeria rappresenta  un partner importante per l’Unione europea in quanto rappresenta il suo terzo maggiore fornitore di gas, permettendole in tal modo di diversificare il suo approvvigionamento ancora molto dipendente dalla Russia. Particolarmente coinvolte nei rapporti energetici con l’Algeria, sono la Francia, l’Italia e la Spagna, oggi più che mai inquiete per la stabilità del Paese e senza particolari preoccupazioni, oggi come ieri, nel sostenere un regime corrotto e senza impegno per il futuro della sua popolazione.

Le manifestazioni continuano e la partecipazione diventa sempre più numerosa. La popolazione e gli studenti in particolare chiedono dignitosamente  la fine di un regime opprimente e violento. E nel rifiutare la candidatura di Bouteflika, i manifestanti interrogano anche sui rapporti che l’Europa intrattiene con il regime algerino per ragioni di opportunità e sicurezza energetica. Ma per ora dall’Europa non è giunta alcuna risposta.

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