Albania Paese candidato: sì del Consiglio Affari generali

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Il Consiglio Affari Generali riunitosi a Lussemburgo il 24 giugno scorso ha accordato all’Albania lo status di Paese candidato.

La decisione arriva dopo che la Commissione Europea ne aveva raccomandato l’adozione il 4 giugno scorso e, per essere pienamente efficace deve essere ratificata dal Consiglio Europeo in programma per il 26 27 giugno prossimi.

La decisione del Consiglio Affari generali è un importante passo avanti nelle relazioni tra l’UE e il Paese delle Aquile che tiene in considerazione i progressi compiuti da Tirana nel cammino verso l’integrazione europea, iniziato nel 2003 quando l’Albania, come tutti i Paesi dei Balcani occidentali era stato designato quale potenziale candidato; proseguito con la firma dell’accordo di Associazione e Stabilizzazione (ASA), entrato in vigore nell’aprile del 2009 (anno in cui l’Albania aveva presentato la sua candidatura all’ingresso) e poi con due successive raccomandazioni della Commissione (ottobre 2013 e giugno 2014) circa l’attribuzione dello status di Paese candidato.

Testimonia inoltre le intenzioni UE di proseguire nel sostegno agli sforzi messi in campo e, per Tirana dovrebbe tradursi in un rafforzamento degli impegni, in particolare per quanto riguarda le riforme della giustizia e della pubblica amministrazione, nonché in tema di lotta alla corruzione e alla criminalità, tutela dei diritti fondamentali e costruzione di un dialogo politico sostenibile

L’attribuzione dello status di Paese candidato non implica l’automatico avvio negoziati, passaggio per cui sono necessari ulteriori miglioramenti. L’acquisizione dello status di Paese candidato è comunque un segnale importante sia in termini politico – culturali, sia in ermini economici, in termini di investimenti e creazione di occupazione.

Il prossimo passo sul cammino dell’integrazione europea è rappresentato dall’apertura dei negoziati di adesione, che a sua volta dipende dalla compiuta implementazione delle riforme. Intanto però l’Albania potrà avviare un dialogo di alto livello con l’UE e parteciperà, in qualità di osservatore alla vita di alcune istituzioni comunitarie e di alcuni organismi UE (come ad esempio l’agenzia per i diritti fondamentali).

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