Aiuti allo sviluppo: Italia sempre più agli ultimi posti

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Nel 2009 l’Italia ha ulteriormente diminuito la quota di PIL destinata agli aiuti pubblici allo sviluppo, portandola dal già   minimo 0,22% allo 0,16%, cosa che la situa agli ultimi posti della classifica dei donatori tra i Paesi dell’OCSE.
Il calo della quota dell’Italia è stato nel 2009 del 31,1% rispetto all’anno precedente (peggio tra i Paesi OCSE ha fatto solo la Corea del Sud), mentre molti altri Paesi, compresi vari Stati membri dell’UE, hanno invece accresciuto la loro quota effettiva di aiuti allo sviluppo: soprattutto la Francia (+16,9%), il Regno Unito (+14,6%), la Finlandia (+13,1%), il Belgio (+11,5%), la Svezia (+7,4%), la Danimarca (+4,2%) e il Lussemburgo (+1,9%).
Complessivamente, osserva l’OCSE, cinque Paesi europei hanno già   raggiunto l’obiettivo di destinare agli aiuti pubblici allo sviluppo lo 0,7% del PIL, quota fissata dall’Assemblea generale dell’ONU: si tratta di Svezia, Norvegia, Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi. Altri Stati dell’UE si stanno poi avvicinando a tale obiettivo, ad esempio il Regno Unito (attualmente allo 0,60% del PIL), la Finlandia (0,56%), l’Irlanda (0,52%) e la Spagna (0,51%).
«Tra i Paesi dell’Occidente, l’Italia veste la maglia nera. Nessun altro fa registrare un livello così basso di aiuti» osservano i responsabili dell’ONG internazionale Oxfam, sottolineando perಠche pur in misura minore anche altri Paesi stanno diminuendo il loro impegno contro la povertà   globale: nell’ultimo anno hanno ridotto la quota di aiuti anche l’Irlanda (-18,9%), la Germania (-12%), il Giappone (-10,7%) e il Canada (-9,5%). «Proprio mentre i Paesi in via di sviluppo stanno soffrendo gli effetti della crisi economica, più della metà   dei Paesi industrializzati tagliano i loro aiuti. In media, i Paesi ricchi donano solo lo 0,31% del PIL globale. Un dato scandaloso» secondo Max Lawson, portavoce di Oxfam International.

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