Addio, Signor Gorbaciov

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A poco più di trent’anni dalla fine della guerra fredda, e, purtroppo, nel pieno di una vera e propria guerra che oppone con violenza la Russia all’Occidente nel cuore dell’Europa, è con emozione e disorientamento che la salutiamo, che le auguriamo buon viaggio. 

Manterremo di lei il ricordo di un uomo che ha segnato profondamente la storia del Novecento, irrompendo sulla scena politica del suo Paese, dell’ Unione Sovietica, nel lontano 1985,  con parole nuove e  vive, con messaggi nuovi nei confronti di un Occidente ancora situato al di là di una plumbea cortina di ferro che correva dal Baltico all’Adriatico da quarant’anni. 

Con due parole in particolare aprì coraggiosamente delle brecce in quella cortina, “perestrojka” e “glasnost’”, un programma di “riforme strutturali” e di “trasparenza”.  Due parole che, secondo lei,  non potevano essere disgiunte se l’obiettivo da raggiungere doveva essere più libertà in un faticoso percorso verso la democrazia. 

Oggi ci lascia in un momento in cui i tentativi di dialogo con la Russia si sono infranti, mettendo in particolare evidenza anche la storia sofferta  del suo Paese e le difficoltà a disegnare con l’Europa e l’Occidente un progetto comune di pace e di valori condivisi. In proposito, suona ancora più triste il ricordo del premio Nobel per la pace che le venne attribuito nel 1990, un premio che sottolineava “il suo ruolo guida nel processo di pace” e il suo “contributo ai cambiamenti nelle relazioni tra Est e Ovest”.

Addio Signor Gorbaciov, con la speranza che la pace e il dialogo possano di nuovo, un giorno, riapparire all’orizzonte.

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