Il 16 dicembre scorso il Parlamento europeo ha consegnato il Premio Sacharov 2025 a due giornalisti attualmente detenuti in prigione: Mzia Amaglobeli (Georgia) e Andrzej Poczobut (Bielorussia).
Il riconoscimento vuole mettere sotto i riflettori il loro coraggio nel difendere la libertà di pensiero e di espressione, nel proteggere un giornalismo e un’informazione corretti, nel credere nella lotta per la democrazia per disegnare un futuro di diritti per il proprio Paese.
Due nomi da ricordare, soprattutto a nome anche di tutti quei giornalisti e difensori della libertà e ai quali sono stati tolti la parola e il pensiero, imprigionati, umiliati e dimenticati. Giornalisti vittime di regimi che non ammettono opposizione, giornalisti che diventano unico canale per convogliare la voce di resistenza di cittadini che chiede libertà e diritti fondamentali, e non solo in Georgia e in Bielorussia.
In questo mondo in incerta evoluzione, dove la democrazia è costantemente sotto attacco e dove avanzano insensibili autoritarismi, il rapporto 2025 di Reporters sans frontières (Giornalisti senza frontiere) racconta di un anno drammatico per l’informazione : 67 giornalisti uccisi, 503 in carcere, 135 scomparsi, 20 in ostaggio.
Sono numeri che indicano quanta paura faccia la libertà di stampa ai regimi autoritari e a coloro che continuano imperterriti nel loro cammino guerriero, calpestando valori e senza obiettivi di pace e di dialogo.













