Allargamento dell’UE ad est, dai Balcani all’Ucraina

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Era atteso con particolare interesse il rapporto della Commissione sull’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi candidati e sul futuro dell’integrazione europea. Si tratta soprattutto dei  Paesi dei Balcani, un vicinato a ridosso degli immediati confini orientali dell’Unione, diventato di significativa importanza strategica, nonché dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia

E’ una lunga storia di attese, di negoziati e di rinvii decisionali che affonda le sue prime radici a partire dal 2004, anno del primo grande allargamento ad est dell’Unione, con la prima richiesta di adesione della Macedonia del Nord, seguita negli anni successivi da Montenegro, Serbia, Albania, Bosnia ed Erzegovina e nel 2022 dalla richiesta del Kossovo in quanto potenziale candidato.

Sono quindi circa due decenni che il tema dell’allargamento serpeggia, ad intensità variabile, nelle politiche europee, mentre il contesto internazionale e geopolitico iniziava percettibilmente a cambiare,  fino a sfociare, ai giorni nostri, in uno scenario sempre più incontrollabile, conflittuale, con una guerra in Ucraina, con una forte pressione da parte della Russia sul suo “estero vicino” nonché sulla stessa Unione, con molte inquietanti crepe nel rapporto con gli Stati Uniti e con altrettante tensioni all’interno della NATO. 

 Non solo, ma anche uno scenario che, oltre alla Russia in guerra, attira l’interesse economico di altre potenze straniere, come la Cina, con il suo progetto di Nuove vie della seta (Belt and Road Initiative) o la Turchia, fortemente attiva come potenza regionale.

E’ in questo contesto che i progressi fatti dai Paesi candidati e le prospettive di adesione all’Unione assumono un valore che va ben al di là degli aspetti tecnocratici considerati finora prevalenti, ma diventano necessari strumenti geopolitici di stabilità, di sicurezza e di proiezione dei valori democratici e di diritti europei. Un contesto che ha spinto la Commissione europea a considerare, in questo rapporto 2025,  con nuovo slancio e concretezza sui tempi, il tema dell’allargamento ai Balcani e agli altri Paesi.

Tuttavia, se da una parte, per quanto riguarda l’Unione Europea,  esistono legittimi interrogativi sulle sue capacità istituzionali, decisionali e di coesione interna per affrontare un tale allargamento se non si avvia verso radicali riforme, dall’altra la situazione non è rassicurante nemmeno sul versante dei Paesi candidati. Se le guerre degli anni Novanta sembrano definitivamente superate, resta il fatto che molte ferite sono ancora aperte e stentano a rimarginarsi, come ad esempio in Bosnia Erzegovina, mentre altri Paesi, come la Serbia, hanno riorientato il loro sguardo verso altri attori, Russia  in particolare, e senza aver rimediato al conflitto sempre latente con il Kossovo.

Secondo il rapporto della Commissione i candidati più vicini al traguardo sono il Montenegro, il cui primo Ministro punta a raggiungere l’adesione nel 2028, mentre l’Albania, anch’essa molto avanti nei negoziati, spera di poter entrare nell’Unione entro il 2030.

Oltre i Balcani, Ucraina, Moldavia e Georgia hanno aperto prospettive di adesione con una richiesta all’Unione introdotta pochi giorni dopo l’invasione e la guerra della Russia all’Ucraina nel febbraio 2022. Il processo si prospetta lungo e faticoso soprattutto per Kiev, visto che è la prima volta che l’Unione è chiamata ad aprire negoziati con un Paese in guerra e che  l’Ungheria, in virtù del voto all’unanimità, si oppone con fermezza all’adesione della stessa Ucraina. 

La Moldavia, Paese confinante con l’Ucraina e con la Romania e vista la sua posizione geostrategica, nutre invece speranze di un’adesione molto più rapida e di concludere i negoziati entro il 2027. La Georgia invece, Paese dalle forti aspirazioni europee, è in una situazione di stallo, dovuta al suo nuovo Governo dichiaratamente vicino alla Russia. 

Si tratta quindi di uno scenario che chiama l’Unione europea a grandi responsabilità, sia al suo interno che nei confronti di un allargamento ai suoi confini orientali. Oltre tali confini, si stanno infatti disegnando significativi cambiamenti sullo scacchiere geopolitico e milioni di persone guardano ad un futuro sempre incerto e in attesa di risposte concrete e coraggiose da parte di Bruxelles.

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