Quando si discute del futuro Bilancio Pluriennale dell’Unione Europea, è facile perdersi nei tecnicismi. Eppure, la posta in gioco è altissima: stiamo definendo il motore che avremo a disposizione per realizzare gli obiettivi condivisi dell’Unione. L’idea della Commissione di un bilancio più snello e flessibile va, in linea di principio, nella giusta direzione. Viviamo in un’epoca di sfide complesse, e l’agilità è una necessità.
Tuttavia, c’è un “ma” che non può essere ignorato. È un campanello d’allarme suonato di recente anche dal Comitato economico e sociale europeo (CESE), l’organismo che a Bruxelles dà voce alla società civile organizzata: dai sindacati, alle imprese, alle associazioni. Il nodo cruciale che il CESE ha giustamente evidenziato è il rischio della gestione dei fondi. Se, per semplificare, si finisce per centralizzare la gestione di fondi vitali, come quelli per la coesione, l’agricoltura o la pesca, esclusivamente a livello nazionale, rischiamo di fare di tutta l’erba un fascio. Un approccio del genere, come sottolinea il Comitato, finirebbe per indebolire la fiducia e creare una frammentazione competitiva tra gli Stati. Invece di rafforzare la solidarietà, ci ritroveremmo con “meno Europa”, proprio quando ne servirebbe di più.
La ragione è semplice: i Piani Nazionali e Regionali non possono funzionare se vengono scollegati dalla realtà dei territori. Sono i partner locali, le parti sociali e le organizzazioni della società civile (proprio quelli rappresentati dal CESE) che conoscono le reali necessità economiche e sociali dove gli investimenti sono più urgenti.Dare ossigeno a questi attori non è un vezzo democratico, ma una condizione essenziale per garantire che i fondi UE siano spesi in modo efficiente, legittimo e che “tocchino terra” davvero.
Infine, sul fronte delle entrate, la posizione del CESE a favore di nuove risorse proprie per dare all’Unione autonomia e resilienza è da sostenere, purché il processo sia trasparente e solidale. Tirando le somme, e facendo eco alla visione del Comitato, potremo costruire un’Unione sicura e prospera per tutti solo attraverso un bilancio partecipato, che promuova attivamente la vita economica e sociale di ogni territorio, senza lasciare indietro nessuno.
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