La Giornata mondiale del rifugiato è stata designata dalle Nazioni Unite per onorare i rifugiati di tutto il mondo, celebrando la forza e il coraggio di chi è stato costretto a lasciare il proprio Paese per sfuggire a conflitti o persecuzioni. L’obiettivo di questa giornata è generare empatia e comprensione nei confronti di queste persone e della loro condizione, riconoscendo i loro sforzi nel ricostruirsi una vita lontana dal loro Paese d’origine. Infatti, ogni minuto 20 persone sono costrette a lasciarsi tutto alle spalle per sfuggire a guerre, persecuzioni o terrore. Esistono diversi tipi di sfollati forzati:
- i rifugiati sono definiti dalla Convenzione sui rifugiati delle Nazioni Unite del 1951 come persone fuggite dal proprio Paese per “un fondato timore di essere perseguitate a causa della razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinione politica”. Tuttavia, molti rifugiati si trovano lontani dal proprio Paese anche per sfuggire agli effetti di disastri naturali o causati dall’uomo;
- i richiedenti asilo sono persone in attesa che la loro richiesta di status di rifugiato venga valutata in modo definitivo nel Paese in cui sono fuggiti;
- gli sfollati interni non hanno attraversato un confine internazionale, ma si sono trasferiti in una regione diversa all’interno del proprio Paese;
- gli apolidi non hanno una nazionalità riconosciuta e non appartengono ad alcun Paese, solitamente a causa della discriminazione di alcuni gruppi. La mancanza di un documento di identificazione che ne certifichi la cittadinanza può escludere queste persone dall’accesso a importanti servizi governativi, tra cui l’assistenza sanitaria, l’istruzione o l’occupazione;
- i rimpatriati sono ex rifugiati che ritornano nei loro Paesi o regioni d’origine dopo un periodo di esilio, e hanno bisogno di un sostegno continuo e di assistenza per la reintegrazione, in modo da poter ricostruire la propria vita nel proprio Paese.
I rifugiati sono tra le persone più vulnerabili al mondo: la Convenzione sui rifugiati del 1951 e il suo Protocollo del 1967 contribuiscono a proteggerli, ma sono gli unici strumenti giuridici globali a farlo. Secondo le loro disposizioni, i rifugiati meritano almeno gli stessi standard di trattamento di cui godono gli altri cittadini stranieri in un determinato Paese e, in molti casi, lo stesso trattamento dei cittadini stessi. La Convenzione del 1951, in particolare, contiene una serie di diritti e doveri dei rifugiati nei confronti del Paese ospitante: la pietra miliare di questa Convenzione è il principio di non respingimento, in base al quale un rifugiato non dovrebbe essere rimpatriato in un Paese in cui rischia di subire gravi minacce alla sua vita o alla sua libertà. Questa protezione non può essere richiesta dai rifugiati che siano considerati un pericolo per la sicurezza del Paese o che, essendo stati condannati per un crimine particolarmente grave, sono considerati un pericolo per la comunità.
Per approfondire: World Refugee Day 20 June