Dal 2015, il numero più alto di esecuzioni appartiene al 2023. Amnesty International ha registrato 1153 esecuzioni, il 31% in più rispetto al 2022. Il numero, però, è realmente molto più alto poiché la Cina, il primo tra i Paesi che ancora eseguono la pena di morte, mantiene i dati come segreto di Stato.
Oggi 10 ottobre si celebra la Giornata europea e mondiale contro la pena di morte, indetta nel 2007 dal Consiglio d’Europa. Tuttavia, la Coalizione Mondiale contro la pena di morte aveva creato la prima Giornata Mondiale contro la Pena di Morte nel 2003; il 10 ottobre ha iniziato, quindi, ad ispirare nuove iniziative sul tema e un interesse crescente fino al suo riconoscimento ufficiale da parte dell’UE e del Consiglio. L’Unione Europea coglie l’occasione per ribadire la sua ferma opposizione alla pena di morte in ogni circostanza e chiede esplicitamente agli Stati in cui continua ad essere eseguita di “promuovere un dibattito aperto e democratico a favore della sua abolizione”.
Dopo la Cina, i Paesi che persistono nell’uso di questa “pena disumana e degradante” e che nel 2023 hanno aumentato le statistiche, sono Iran, Arabia Saudita, Somalia e Stati Uniti. Sono 114 gli Stati in cui è stata abolita totalmente, ne fanno parte tutti i Paesi membri dell’UE. I Paesi in cui è ancora prevista e utilizzata la pena di morte sono 55, mentre 9 la utilizzano solo per crimini commessi in situazioni eccezionali e in altri 23 Stati, nonostante sia ancora presente nell’ordinamento giuridico, non viene utilizzata da almeno un decennio.
È indiscutibile che la pena di morte esiga un urgente ripensamento e sottolinearne la gravità non è necessario. Però, soprattutto in questa giornata è importante evidenziare alcuni suoi aspetti cruciali, quali la violazione dei diritti umani fondamentali e l’irreversibilità delle condanne, che, unita ai numerosi errori giudiziari, rende la situazione ancor più critica. Inoltre, è importante considerare l‘impatto sociale ed economico della pena di morte. Le risorse investite nel sistema giudiziario e nell’esecuzione delle condanne capitali potrebbero essere destinate ad altri scopi, ad esempio per programmi di educazione e sensibilizzazione o prevenzione della criminalità e reinserimento sociale degli ex detenuti.
Una delle ONG facenti parte della Coalizione mondiale è Reprieve, una ONG britannica formata da ricercatori, avvocati e attivisti che si battono per contrastare la violazione dei diritti umani assistendo persone nel braccio della morte, persone torturate o trattenute senza accusa né processo.
Il cofondatore di Reprieve, Clive Stafford-Smith, avvocato britannico specializzato in diritti civili che lavora per combattere la pena di morte negli Stati Uniti, in un’intervista ci lascia queste parole: “Credo che le priorità del Consiglio d’Europa e di Reprieve siano di garantire che tutti noi lavoriamo insieme. Ci sono cose che si possono fare congiuntamente, altre che semplicemente non possiamo fare insieme. Una cosa è finanziare e aiutare, assicurando che le persone abbiano una rappresentanza adeguata, un’altra cosa è far pesare il potere dell’Europa sui casi, sulle persone che hanno bisogno di questo aiuto. Oltre a questo, forse l’educazione pubblica è la cosa più importante. […] Non ho mai incontrato una persona che fosse a favore della pena di morte che sia poi venuta con me in prigione e abbia incontrato persone nel braccio della morte che non abbia cambiato idea.”
Per approfondire:
Giornata europea contro la pena di morte – Council of Europe
Death Penalty – Amnesty International
World Coalition Against the Death Penalty