WWF: consumato un terzo in più delle risorse naturali disponibili

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Se la pressione sulla Terra continuerà   a crescere ai ritmi attuali, intorno al 2035 potremmo avere bisogno di un altro pianeta per mantenere gli stessi stili di vita, questa la previsione contenuta nel Living Planet Report pubblicato dal WWF.
Il Report, prodotto dal WWF insieme alla Società   Zoologica di Londra (ZSL) e al Global Footprint Network (GFN), mostra come oltre tre quarti della popolazione umana viva in Paesi che sono «debitori» in termini ecologici, dove i consumi nazionali hanno abbondantemente superato la capacità   biologica nazionale. Mentre infatti nel 1961 quasi tutti i Paesi del mondo possedevano una capacità   più che sufficiente a soddisfare la propria domanda interna, osserva il direttore scientifico del WWF Italia, Gianfranco Bologna, al 2005 la situazione è radicalmente mutata e molti Paesi sono in grado di soddisfare i loro bisogni solo importando risorse da altre nazioni e utilizzando l’atmosfera terrestre come un’enorme «discarica» di anidride carbonica ed altri gas ad effetto serra.
«Il mondo sta vivendo l’incubo di una recessione economica per aver sovrastimato le risorse finanziarie a disposizione, ma una crisi ancor più grave è alle porte ovvero l’erosione del credito ecologico causato dall’aver sottovalutato l’importanza delle risorse ambientali come base del benessere di ogni società  » ha dichiarato il direttore del WWF Internazionale, James Leape.
Le emissioni di anidride carbonica da fonti di energia fossili e il consumo del suolo costituiscono le attività   umane che più pesano nel calcolo dell’Impronta ecologica (domanda di risorse naturali derivante dall’attività   umana) e che si legano a una delle maggiori cause di pericolo attuale, cioè i cambiamenti climatici. L’analisi dell’Impronta ecologica, prodotta dal GFN, mostra come mentre la biocapacità   globale (area necessaria a produrre le risorse primarie per i consumi e a «catturare» le emissioni di gas serra) è di circa 2,1 ettari globali pro-capite, l’Impronta ecologica sale a 2,7 ettari globali pro-capite: esiste quindi un deficit di 0,6 ettari globali pro-capite. Stati Uniti e Cina hanno le Impronte ecologiche nazionali maggiori, con circa il 21% ciascuna di consumo della biocapacità   globale, ma nei valori pro-capite «gli statunitensi mantengono il primato assoluto di grandi divoratori del pianeta», richiedendo una media di 9.4 ettari globali («come se ciascun americano vivesse con le risorse di circa 4,5 pianeti») mentre i cittadini cinesi sono su una media di 2,1 ettari pro-capite. L’Italia è al 24° posto.
«Continuare ad alimentare il nostro deficit ecologico avrà   ripercussioni gravi anche in economia – ha dichiarato il direttore esecutivo del GFN, Mathis Wackernagel – Il limite della disponibilità   delle risorse e il collasso dei sistemi naturali possono far scattare una potente stagflazione (stagnazione ed inflazione) con un crollo del valore degli investimenti mentre i costi di cibo ed energia salgono alle stelle».
Il Report suggerisce alcune strategie di «sostenibilità  » che se combinate tra loro possono stabilizzare o invertire la rotta. Per quanto concerne i cambiamenti climatici lo studio mostra come un insieme di azioni mirate all’efficienza, all’uso delle rinnovabili e alle tecnologie a basse emissioni possa soddisfare la domanda di energia prevista per il 2050 con una riduzione in emissioni di CO2 dal 60 all’80%.

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