Quasi 4 milioni gli immigrati in Italia

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Sono tra i 3,8 e i 4 milioni gli immigrati regolarmente presenti in Italia, secondo il Dossier immigrazione 2008 Caritas/Migrantes, con un’incidenza del 6,7% sulla popolazione che si attesta leggermente al di sopra della media UE, al 6% nel 2006.
La prima comunità   straniera, raddoppiata in due anni, è quella rumena (625.000 residenti e, secondo la stima del Dossier, quasi un milione di presenze regolari), seguita da quelle albanese (402.000) e marocchina (366.000), mentre intorno alle 150.000 unità   si collocano le collettività   cinese (un po’ al di sopra) e ucraina (un po’ al di sotto). In termini percentuali gli europei rappresentano il 52% del totale degli stranieri residenti in Italia, gli africani il 23,2%, gli asiatici il 16,1% e gli americani l’8,6%.
Secondo le stime del Dossier la regione con il maggior numero di stranieri regolari è la Lombardia (953.600 presenze pari al 23,9% del totale), seguita dal Lazio (480.700 pari al 12,1% del totale) e dal Veneto (473.800 pari all’11,9% del totale). A fronte di un’incidenza di stranieri del 6,7% a livello nazionale, infatti, il tasso sale decisamente a livello locale raggiungendo ad esempio il 10% a Roma e il 14% a Milano.
L’incidenza femminile sulla popolazione immigrata è ormai pari a quella maschile e per alcune nazionalità   il numero delle donne supera quello dei connazionali uomini: esse rappresentano infatti l’80,4% degli oltre 132.000 ucraini presenti in Italia, il 70,2% degli oltre 90.000 polacchi e il 66,4% degli oltre 68.000 moldavi.
L’80% circa della popolazione immigrata in Italia ha meno di 45 anni, mentre tra le donne straniere residenti in Italia si registra una media di 2,51 figli per donna contro 1,26 per le italiane.
Gli autori del Dossier osservano quindi come gli immigrati in Italia esercitino ormai «un’incidenza notevole», perchà© costituiscono 1 ogni 15 residenti e 1 ogni 15 studenti a scuola, quasi 1 ogni 10 lavoratori occupati, mentre in un decimo dei matrimoni celebrati in Italia è coinvolto un partner straniero, così come un decimo delle nuove nascite va attribuito a entrambi i genitori stranieri.
Oltre al numero complessivo delle presenze, anche altri dati contenuti nel Dossier sono particolarmente significativi: tra 1,5 e 2 milioni di lavoratori, quasi 800.000 minori, più di 600.000 studenti, più di 450.000 persone nate in territorio italiano, più di 300.000 diventati cittadini italiani, più di 150.000 imprenditori e il doppio se si tiene conto anche dei soci e delle altre cariche societarie.
Il tasso di attività   degli immigrati è del 73,2%, ma sale all’88% se si considera solo quello maschile: percentuali, queste, che superano il tasso di attività   degli italiani. Mentre la percentuale di presenze nel settore industriale è scesa al 35,3%, cresce la presenza di immigrati in agricoltura (7,3%) e nei servizi (53,8%). Nelle regioni settentrionali prevale comunque il lavoro in imprese (soprattutto medie e piccole, protagoniste di circa tre quarti delle nuove assunzioni) e il lavoro autonomo, nel centro il lavoro autonomo e in famiglia, al sud il lavoro in famiglia e il lavoro agricolo.
Secondo gli autori del Dossier, perà², «lascia perplessi sentir dire che in Italia si fa troppo per l’integrazione degli immigrati, non tenendo conto che questo impegno si puಠmisurare»: rispetto ai 100 milioni di euro, con cui attualmente è finanziato il Fondo per l’integrazione in Italia, la Spagna di milioni ne spende annualmente 300 e la Germania 750. La Germania, inoltre, offre a ogni nuovo immigrato 300 ore gratuite di insegnamento del tedesco.
In una situazione come quella italiana attuale, Caritas e Migrantes ritengono essere proprio le politiche di integrazione il vero banco di prova degli interventi governativi: a giudicare da quanto proposto negli ultimi mesi, perà², questi sembrano andare in tutt’altra direzione.

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