Vittorio Emanuele di Savoia chi?

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“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”

 

 

Come se non bastassero gli auguri di Grillo e Salvini a cercare inutilmente di oscurare il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è saltato fuori anche tale Vittorio Emanuele, all’eco ormai spento di “Avanti Savoia”, ché quello dovrebbe essere il suo di cognome. Risulterebbe figlio di Umberto II, l’effimero “re di maggio”, l’ultimo re d’Italia se non fosse che questo suo figlio si autoproclamò successivamente di nuovo re d’Italia come Vittorio Emanuele IV, cui andò sposa Marina Doria, diventata a sua volta duchessa di s. Anna di Valdieri (sic). Questo, e qualche altro nobile rampollo, è tutto quello che resta di una dinastia fortunatamente tramontata perché il sole potesse di nuovo sorgere su un’Italia da ricostruire.
Nel suo patetico appello agli ex-sudditi dei Savoia, Vittorio Emanuele invoca lo spirito del Piave e della Vittoria nella Prima Guerra Mondiale (tutte le iniziali rigorosamente maiuscole) e, per fare buon peso, rivendica per l’Italia “il diritto di pretendere il ruolo che le spetta in Europa…e di proteggere con determinazione le proprie frontiere”. Niente di meno: sembra di sentire parlare la Lega e qualcuno che non esclude di farsela alleata all’indomani delle prossime elezioni.
Molto più sobrio e dignitoso il discorso di fine anno del Presidente Mattarella, concentrato sulla Costituzione repubblicana, entrata in vigore esattamente settant’anni fa, leva sicura ancora oggi per affrontare il futuro, mettendo al centro la responsabilità civile dei cittadini chiamati al voto e il problema del lavoro per i giovani e non solo. Di frontiere il Presidente non parla e, quanto all’Europa, appena un cenno per evocare “il rischio di dimenticare che, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa”. Il discorso del Presidente è rivolto agli italiani di oggi, non per rivangare un passato pieno di ombre, ma per invitarli a costruire un futuro luminoso, perché se i problemi ci sono è però anche possibile risolverli, a patto che la politica avanzi proposte realistiche e praticabili.
Gli italiani di oggi che in stragrande maggioranza, perché non ancora elettori o non ancora nati, non poterono votare nel referendum del 2 giugno 1946 adesso, se si riaprissero quelle urne, saprebbero che cosa votare. Anche grazie a messaggi come quello di Vittorio Emanuele IV, autoproclamato re d’Italia e marito della duchessa di s. Anna di Valdieri.

Qui potete trovare il testo integrale del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.

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