Unione Europea: che ne pensano i suoi cittadini?

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Dell’Unione Europea molte e diverse sono le percezioni che ne hanno i suoi cittadini, segnate spesso dall’appartenenza nazionale e dall’evoluzione dell’attualità politica non solo continentale ma anche mondiale. Uno strumento del Parlamento europeo, l’Eurobarometro, misura periodicamente, per quanto possano fare i sondaggi, l’evoluzione delle “opinioni pubbliche” europee, recensite al plurale in assenza di una consolidata “opinione pubblica” dell’UE in quanto tale.

Gli ultimi sondaggi della settimana scorsa rivelano le priorità dei cittadini europei preoccupati, nell’ordine, dell’azione contro i cambiamenti climatici (43%), delle misure contro la povertà e l’esclusione sociale (32%), della lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata (31%) e del sostegno all’economia e alla creazione di posti di lavoro (31%), mentre si posizionano solo con un 27% la sanità pubblica e le migrazioni. Quanto alla risposta UE a fronte della pandemia il 65% giudica positivamente l’azione europea in favore dei vaccini e il 66% è d’accordo sul certificato sanitario per consentire la libera circolazione.

Molti altri dati raccontano di cittadini europei preoccupati per il futuro della democrazia e una maggioranza di essi ritiene che sia giusto vincolare l’accesso ai Fondi europei al rispetto dello Stato di diritto: lo dichiarano anche ungheresi e polacchi, anche se ampiamente sotto la soglia media dell’opinione pubblica europea dell’85%, collocandosi rispettivamente al 78% e al 79%, i valori più bassi tra i 27 Paesi dell’UE.

Interessante in questo contesto provare a registrare gli “umori” dei cittadini italiani, una maggioranza dei quali (69%) ritiene che l’UE vada nella direzione giusta e il 53% ha dell’UE un’immagine positiva. Quanto alle priorità evocate sopra a livello europeo, i cittadini italiani riproducono pari pari la classificazione europea, ma si scostano nel reagire all’affermazione secondo la quale “Tutti dovrebbero vaccinarsi contro il Covid-19”: rispondono positivamente il 76% degli italiani contro il 67% degli europei.

Inducono a riflessione le risposte italiane a proposito del “Piano nazionale per la ripresa e la resilienza”: noi siamo convinti che aiuterà l’Italia a superare i danni economici (67%) più di quanto non lo pensino gli europei (60%) e la cautela cresce tra gli europei sull’uso adeguato del PNRR (44%) contro una risicata maggiore fiducia italiana (47%).

Questa molteplicità di opinioni nei Paesi UE, con la distanza che le separano dalla media europea, disegna la mappa di un’Europa ancora lontana da una consolidata condivisione di valori e fortemente segnata da interessi e problematiche locali. E’ un invito a non trascurare le “Europe plurali” aggregate nell’Unione Europea, ma anche a non sottovalutare le convergenze che vanno progressivamente maturando, nel quadro di legittime dinamiche democratiche, spesso a geometria variabile. 

Un fenomeno che si manifesta in particolare tra le più giovani generazioni, quelle native europee che, se corrono un rischio, è quello di ritenere scontato il processo di integrazione, dimenticando quanto questo sia faticoso e spesso esposto a involuzioni. Ce l’hanno ricordato in questi ultimi anni la diffusione di movimenti nazional-populisti, determinati a stringere il freno sulla strada di una “sovranità europea”, dimenticando che questa, senza sostituire le sovranità nazionali, le rafforza e consente all’Unione di parlare a una voce sola più credibile in uno scenario mondiale ad alto rischio, come la vicenda afghana ci ha ancora nuovamente ricordato.

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