Un mondo che dialoga e si divide

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Il mese di dicembre è stato ricco di incontri fra grandi e meno grandi della Terra, a volte alla ricerca di dialogo per allentare pericolose tensioni militari, a volte per mandare messaggi d’allerta su linee rosse da non superare e a volte per creare alleanze e cooperazioni in un mondo che tende a competere sempre più duramente.

Attori principali di questo rincorrersi di incontri/scontri sono sempre gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, con le loro priorità geopolitiche, di supremazia economica e, sullo sfondo, di divisione fra “democrazie” e “autocrazie”.

Importante, per cominciare, l’atteso dialogo virtuale fra Joe Biden e Vladimir Putin il 7 dicembre scorso : tema principale l’Ucraina, quella terra di mezzo fra Occidente e Russia che Putin minaccia di invadere, facendo pressione militare sulle frontiere orientali del Paese e a fianco dei separatisti del Donbass. Non è il primo incontro dei due Presidenti, cosa che lascia sperare nel ruolo della  diplomazia, ma certo è che la posta in gioco è molto alta: la stabilità e la pace alle frontiere orientali dell’Europa, l’integrità territoriale dell’Ucraina, la sicurezza regionale, il ruolo e la strategia della NATO nei suoi allargamenti ad Est e verso il confine russo, il rinnovato ruolo della Russia sullo scacchiere internazionale.  Biden non ha esitato a minacciare pesanti sanzioni economiche nei confronti della Russia nel caso in cui quest’ultima varcasse il confine ucraino, segnale di un nuovo confronto dall’antico sapore di guerra fredda. E questo sotto gli occhi di un’Europa senza voce e sotto lo sguardo, distante ma non troppo, di una Cina ai ferri corti con gli Stati Uniti.

Due giorni dopo il colloquio tra Biden e Putin, si è aperto, sempre in modo virtuale, il Vertice voluto dal Presidente degli Stati Uniti sul rafforzamento della democrazia nel mondo. Promessa elettorale mantenuta, ma promessa che ha sollevato non pochi interrogativi, a partire dalla scelta fatta dalla stessa amministrazione democratica americana sui Paesi meritevoli di sedere al tavolo delle discussioni. Scelte che, a partire da Paesi che in fatto di democrazia lasciano alquanto a desiderare, sembravano rispondere a logiche di puri interessi  geopolitici da parte degli Stati Uniti, a partire dai messaggi che questo Vertice voleva lanciare alla Russia e alla Cina, non solo in termini di rispetto dei diritti dell’uomo ma, soprattutto nei confronti di Pechino, anche di competizione commerciale e di rapporti con Taiwan, oggi sul filo del rasoio e terreno di scontro fra le due superpotenze. 

La democrazia è una cosa importante, delicata e che necessita costante impegno politico per la sua protezione e salvaguardia. Molti gli studi e le ricerche che indicano declino e fragilità della democrazia e, al riguardo,  ne sanno qualcosa in quest’ultimo periodo anche gli Stati Uniti, dove i campanelli d’allarme non mancano di suonare. Interroga quindi lo strumento di tracciare una linea  di contrapposizione fra i Paesi ritenuti “democratici” e gli altri, affidando ai primi il gravoso compito di dimostrare il valore del rispetto dei diritti umani, dello stato di diritto e della libertà d’espressione. Quale sarà infatti, ad esempio, l’impegno del Brasile, dell’Iraq o della Polonia al riguardo ? Un ultimo, ma non meno importante interrogativo è quello di capire, in questo contesto, come si articoleranno le future relazioni multilaterali, a partire da quelle esistenti (ONU, G20…) e il necessario dialogo sulle comuni sfide future, a partire dalla pandemia fino ai cambiamenti climatici. 

Molti infatti i problemi e le questioni di portata globale, dove le prove di dialogo sono ancora l’unica opportunità per affrontare le grandi tensioni in corso  nel mondo.

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