Un incontro fra Francia e Russia alla vigilia del G7

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Non è certamente un caso che il Presidente francese Macron, alla vigilia di un nuovo  G7, abbia invitato al Forte di Bregançon il Presidente russo Putin. Un invito che si inserisce, da una parte, nella continuità della strategia di Macron di avvicinamento alla Russia e dall’altra è volto a garantire che le posizioni di Putin sui grandi dossier internazionali possano risuonare al G7 di Biarritz il prossimo fine settimana. Ricordiamo qui che la Russia è stata esclusa dal G7 (ex G8 appunto) nel 2014, in seguito alla crisi ucraina e all’annessione della Crimea. 

Macron, per il momento unico e solitario interlocutore europeo, non risparmia infatti i suoi sforzi  diplomatici a lunga scadenza per una “ricomposizione delle relazioni internazionali” e “per una nuova architettura di sicurezza e fiducia” fra la Russia, la Francia e l’Europa, in un contesto di veloci cambiamenti geopolitici ed economici portati dalla Cina e ai quali la Russia rivolge evidente interesse. Importante, anche se discutibile, in questa strategia di Macron, il sostegno offerto a Putin per il reintegro di Mosca nel Consiglio d’Europa lo scorso aprile.

Molti quindi i temi affrontati in questa prospettiva dai due Presidenti e molte ancora le divergenze messe in evidenza. Il Presidente Macron ha presentato i tre i dossiers prioritari, ai suoi occhi, per la Francia e l’Europa : in primo luogo l’Iran e la necessità di bloccare una pericolosa escalation militare che oggi si gioca nello Stretto di Hormuz. Macron ha messo sul tavolo la speranza di un sostegno da parte di Putin per convincere gli iraniani a rispettare l’accordo sul nucleare e questo malgrado il ritiro dall’accordo da parte degli Stati Uniti e la “politica di massima pressione” esercitata da Trump su Teheran. Il secondo dossier riguarda la Siria e in particolare i più recenti e quotidiani bombardamenti su Idlib effettuati dalle forze del regime di Bachar al Assad, sostenute dall’alleato russo. Alla richiesta di Macron affinché venga rispettato il cessate  il fuoco concordato a Sochi, la fredda risposta di Putin si è limitata a precisare che la Russia sostiene “l’impegno dell’esercito siriano volto ad eliminare le minacce terroristiche nella regione”.

Terzo dossier, sul quale, apparentemente, sembrano aprirsi spiragli per la soluzione del conflitto tuttora in corso, è l’Ucraina. Il nuovo Presidente Volodymyr Zelensky, con le sue prese di posizione, ha aperto la strada alla possibilità di un nuovo dialogo nel quadro del cosiddetto “formato Normandia”, composto da Ucraina, Francia, Germania e Russia. Un nuovo dialogo che riporterebbe in vita gli accordi di Minsk, e verso il quale Putin ha dimostrato un prudente ottimismo.

Ma, al di là dei temi evocati da Macron, Putin ne teneva in serbo uno molto sensibile e che andava diretto al cuore della sicurezza dell’Europa : ha ricordato il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces), mettendo a rischio la sicurezza e la stabilità strategica che il Trattato aveva garantito durante la Guerra fredda. Al riguardo Putin non ha usato mezzi termini e ha dichiarato : “Se gli Stati Uniti dispiegheranno missili a media portata in Europa, la Russia farà la stessa cosa, ma sempre e solo se saranno gli Stati Uniti a prendere l’iniziativa. Spero che l’Europa sarà in grado di valutare la portata di un simile impegno”. E proprio mentre Putin pronunciava quelle parole, gli Stati Uniti conducevano, sulle loro coste occidentali, un test di volo di un nuovo missile da crociera, test che sarebbe stato vietato dallo stesso Trattato INF.

Le parole di Putin si caricavano quindi di un concreto significato, spingendo sempre più  l’Europa a prendere coscienza della sua fragilità e ad affrontare con il dovuto coraggio politico il tema di una sua politica estera e di sicurezza comune. 

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