Dopo settimane di intensa attività diplomatica fra l’Occidente e la Russia, il Presidente Putin, la sera del 21 febbraio, in un lungo discorso alla nazione, ha illustrato le sue decisioni sull’Ucraina e le sue prime mosse di guerra. Un discorso di giustificazioni che affondava le sue radici in un lontano e recente passato ancora carico di nostalgica potenza e di rifiuto di riconoscere un’Ucraina indipendente e moderna.
In proposito, vale la pena riprendere qui quelle frasi introduttive per capire la complessa portata delle decisioni prese dal Presidente russo: ”L’Ucraina, per noi, non è solo un Paese confinante, ma è parte integrante della nostra storia, della nostra cultura, del nostro spazio spirituale. Sono amici e parenti, ai quali ci uniscono legami famigliari, ma anche legami di sangue (…)”.
Questo il contesto in cui Vladimir Putin ha annunciato la decisione di riconoscere l’indipendenza dall’Ucraina delle due Repubbliche separatiste pro russe del Donbass di Lugansk e Donetsk, seguendo alla lettera la risoluzione della Duma (la camera bassa del Parlamento), adottata pochi giorni prima. Un riconoscimento che dovrebbe imprimere una svolta alla guerra civile in corso da otto anni a questa parte nell’est dell’Ucraina e che ha già causato migliaia di vittime e di sfollati. Una decisione che nega l’esistenza, l’indipendenza e i confini dell’Ucraina stessa e apre le porte ad inquietanti scenari di guerra per l’intero Paese e agli immediati confini dell’Unione Europea.
Mettendo brutalmente fine al dialogo, tenuto vivo in particolare in questi ultimi giorni dal Presidente francese Macron e dal Cancelliere tedesco Scholtz, Putin ha sbarrato la strada ad ogni tentativo di mediazione con l’Europa e gli Stati Uniti per evitare il peggio, mettendo fine a quegli accordi di Minsk, firmati nel 2015 e che avrebbero dovuto portare ad una soluzione pacifica del conflitto nel Donbass. Non solo, ma con questa inquietante mossa, la Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ha calpestato il diritto internazionale e venuta meno agli impegni presi a tale livello e, violando l’integrità territoriale di uno Stato sovrano, messo in pericolo l’intero sistema dell’ordine internazionale.
Ora la situazione militare nel Donbass è alquanto tesa e si moltiplicano gli scontri fra forze ucraine e separatiste, mentre la tensione fra Russia e Occidente è alle stelle. Dopo il conflitto con la Georgia nel 2008, il riconoscimento dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Nord, l’annessione della Crimea nel 2014, l’Unione Europea e gli Stati Uniti si apprestano ad adottare nuove e dure sanzioni contro la Russia.
Ma al di là delle sanzioni, rimangono in sospeso tanti nodi cruciali nelle relazioni fra la Russia e l’Occidente : in primo luogo le questioni di sicurezza e l’avvicinarsi della NATO alle frontiere della Russia stessa, nodo che continua ad essere al centro delle tensioni e sul quale Putin, a dimostrazione di quanto sta succedendo, non intende cedere. In secondo luogo non vanno sottovalutati i forti intrecci economici che si sono venuti a creare e la grande dipendenza energetica dell’Europa nei confronti della Russia.
Rimane un terzo aspetto di significativa importanza ed è quello della scelta europea fatta dall’Ucraina nella sua rivoluzione del 2015. Una scelta che chiama direttamente in causa l’Unione Europea e il suo futuro di pace e di dialogo, soprattutto in questo momento in cui la guerra sembra tornare nel cuore del nostro continente.