Tasse universitarie e sistemi di sostegno allo studio in Europa

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Eurydice, rete di informazione sull’istruzione della Commissione Europea, ha recentemente pubblicato la relazione “Tasse e sistemi di sostegno per gli studenti dell’istruzione superiore in Europa 2014/2015”. Lo studio evidenzia forti disparità nella tassazione dell’istruzione universitaria pubblica e nelle politiche nazionali per il diritto allo studio dei Paesi europei, in contrasto con l’obiettivo 2020: portare al 40% del totale i 30 -34enni in possesso di una laurea.

Presentando i dati, la Commissaria europea per Istruzione, cultura, multilinguismo e gioventù Androulla Vassiliou ha sottolineato il “disperato bisogno” dell’UE di “migliorare l’accesso all’istruzione superiore”.

Vassiliou ha sottolineato come tale miglioramento permetterebbe ai giovani di migliorare notevolmente le loro opportunità occupazionali, rafforzando, le economie europee, “che necessitano del contributo di innovazione e di creatività di brillanti laureati”.

Le tasse universitarie, dunque, secondo la commissaria dovrebbero essere introdotte avendo sempre a disposizione misure, tra cui le borse di studio, “atte a garantire parità di accesso all’istruzione superiore per tutti, in particolare per gli studenti provenienti da contesti svantaggiati”.

La relazione mette a confronto le tasse universitarie, le borse di studio e i prestiti per gli studenti presenti in 33 Paesi europei (i 28 membri UE oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Montenegro e Turchia).

Per quanto riguarda il primo aspetto, la ricerca mostra che i sistemi di tassazione non hanno subito variazioni significative. In alcuni Paesi non sono previste tasse universitarie: (Cipro, Danimarca, Grecia, Malta, Finlandia, Svezia, Norvegia, Turchia, Germania – che le ha recentemente abolite, dopo averle introdotte nel 2007 – e Scozia.

La tassazione è universale in Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Portogallo, Islanda, Liechtenstein, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.

La spesa più elevata si riscontra in Inghilterra, ma con una singolarità: il pagamento va effettuato solamente dopo la laurea, a fronte di uno stipendio minimo percepito dagli ex studenti. In altri Paesi, quali Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Paesi Bassi e Slovenia, è previsto il pagamento di tasse piuttosto ingenti fin dal momento dell’immatricolazione.

In alcuni casi, l’ammontare delle tasse è legato al merito: (Estonia, Repubblica ceca, Spagna, Croazia, Ungheria, Austria, Polonia e Slovacchia).

Le rilevazioni sulle borse di studio sono poco incoraggianti: solamente Cipro, Danimarca, Malta e Finlandia applicano politiche pubbliche universalistiche di sostegno economico, mentre in Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Scozia beneficia di simili misure la maggior parte degli studenti. L’unico Paese sprovvisto di un sistema pubblico di borse di studio è l’Islanda, dove il tema è tutt’ora oggetto di dibattito. La maggioranza dei Paesi europei prevede invece un’erogazione di borse di studio legata a criteri di reddito o di merito, spesso combinati.

La Relazione sottolinea inoltre che in circa metà degli Stati oggetto della ricerca i sistemi di prestiti agli studenti sovvenzionati con fondi pubblici sono parte importante del sostegno allo studio; in molti casi, tuttavia, l’erogazione dipende dalla situazione domestica e non è corrisposta direttamente agli studenti, ma ai genitori sotto forma di agevolazioni fiscali o assegni familiari.

Il rapporto fornisce, infine, informazioni sulle riforme dei sistemi di tassazione e delle politiche di supporto già pianificate dai governi degli Stati europei.

Clicca qui per saperne di più.

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