Sveglia per l’Unione Europea

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Se non fossero già bastate le travagliate vicende di Brexit, forse le irruzioni di Trump in Medioriente, il ritorno sulla scena internazionale euroasiatica di Putin, le invasioni di campo della Turchia di Erdogan nell’area mediterranea potrebbero riuscire questa volta a dare le sveglia all’Unione Europea. E qualche segnale sembra esserci: non tanto per le volenterose iniziative europee di pace, deboli in assenza di una politica estera e di sicurezza comune, quanto piuttosto per il nuovo cantiere che si sta aprendo in collaborazione tra il Parlamento europeo e la Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Il 15 gennaio il Parlamento di Strasburgo ha adottato a larga maggioranza (494 voti favorevoli – 147 contrari – 49 astensioni) una risoluzione che convoca una “Conferenza sul futuro dell’Europa”, con l’obiettivo di rivedere il progetto di integrazione europea nel nuovo contesto mondiale ed europeo, rafforzandone lo slancio democratico e la dimensione comunitaria, rivisitando l’assetto istituzionale e rivedendo le priorità politiche.

Si tratterà di un confronto a tutto campo da sviluppare a partire dal maggio prossimo e da concludere a fine primavera 2022, coinvolgendo i 27 governi e parlamenti nazionali, le Istituzioni comunitarie ed esponenti delle realtà regionali e sociali e associandovi un’“assemblea dei cittadini”, articolata tra due livelli, adulti e giovani tra i 16 e i 25 anni, con esclusione dei politici.

C’è del nuovo e del già sperimentato nel format adottato: da una parte l’appello, in parte inedito, alla società civile e, dall’altra, la centralità degli attori istituzionali ai diversi livelli della “governance” comunitaria, dove c’è da attendersi tensioni nella gestione della Conferenza tra Bruxelles e i governi nazionali, come già emerso dai lavori preparatori e dal dibattito in Parlamento.

Qualcosa ricorda i preparativi della Convenzione europea che, nei primi anni 2000, aveva lavorato all’elaborazione di un progetto di Costituzione europeo, naufragato poi sotto i referendum olandese e francese del 2005. E’ ancora presto per capire bene la portata e gli obiettivi di questa nuova iniziativa: l’esperienza dolorosa del 2005 induce alla prudenza, incoraggiata anche da una congiuntura politica segnata oggi ancora da forti movimenti nazional-populisti e da un logoramento della coesione comunitaria più grave che non a inizio secolo, prima del grande allargamento a est con le conseguenze che conosciamo, come nel caso dei Paesi “riluttanti” di Visegrad, cui si aggiunge l’indebolimento del motore franco-tedesco, l’instabilità politica nell’area mediterranea, senza contare tutte le altre turbolenze mondiali.

Intanto si vanno chiarendo i temi prioritari, da aggiornare con le evoluzioni in corso: dai valori europei da proteggere e promuovere, in particolare quelli della democrazia, alla lotta all’emergenza climatica, dalla giustizia sociale alla fiscalità, dal rilancio dell’economia alla trasformazione digitale fino al tema urgente della sicurezza e del ruolo dell’Europa nel mondo.

Al di là delle buone intenzioni – di cui è lastricato l’inferno, come ricordato da Marx – l’iniziativa comunitaria per essere credibile dovrà anche misurarsi fin da subito con politiche coerenti, a cominciare dal negoziato in corso sul bilancio UE 2021-2027, per evitare voler “fare le nozze con i fichi secchi” e spegnere quello che resta della “spinta propulsiva” della straordinaria avventura del processo di integrazione continentale, rilanciato dopo l’abbattimento del Muro di Berlino il secolo scorso e in perdita di velocità nel secolo presente.

Siamo di nuovo a uno snodo della storia dell’Europa. Reduce da un lungo passato di conflitti e tragedie, il nostro continente ha potuto godere di settant’anni di tregua ma è lambito ai suoi confini da turbolenze inquietanti ed è vittima al suo interno di una rottura di solidarietà che lo può pericolosamente destabilizzare.

Europa, è ora di svegliarti.

Per approfondire: la risoluzione approvata dal Parlamento europeo

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