Siria: all’incrocio di due processi di pace

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In Siria la guerra continua da sei anni a questa parte, un periodo lunghissimo in cui le vittime hanno raggiunto quota 320.000, gli sfollati interni circa 6 milioni e quelli che hanno cercato riparo fuori dai confini siriani circa 5 milioni. Le cifre dicono anche tutto l’orrore a cui ci ha abituato questa guerrache non dà alcun segno di volgere al termine, malgrado i consistenti interventi militari dei tanti attori coinvolti e i diversi tentativi diplomatici in corso.

Ed è proprio perché la guerra in Siria è all’incrocio di vari conflitti intrecciati fra di loro che si stanno sviluppando processi diplomatici paralleli con l’obiettivo di tracciare la strada a eventuali negoziati di pace. Proprio nel corso del mese di maggio infatti, si sono aperti, a pochi giorni di distanza, il Vertice di Astana (3-4 maggio) fra Russia, Iran e Turchia, Paesi garanti della tregua in Siria,e quello per nuovi negoziati a Ginevra (16 maggio), sotto l’egida dell’ONU. Una situazione che sottolinea tutta la difficoltà per realizzare un unico tavolo di trattativa che possa portare ad un’effettiva pace, vista appunto la molteplicità degli attori e gli interessi contrastanti che essi perseguono.

Ad Astana a inizio mese, quarto round di negoziati lanciati il 23 gennaion scorso, Russia e Iran, sostenitori di Bachar al Assad da una parte e Turchia, vicina ai ribelli siriani dall’altra, sono giunti ad un accordo per la creazione di quattro “zone cuscinetto” (zone di de-escalation) in cui saranno vietate ogni ostilità fra le parti in conflitto. I tre Paesi garanti del cessate il fuoco, dovranno tuttavia continuare a combattere i gruppi terroristici legati allo Stato islamico e ad Al-Qaida, all’interno e all’esterno di tali zone. Cosa invece espressamente vietata dalla Russia, all’interno delle zone coinvolte, agli aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Le quattro zone includeranno Idlib, Latakia, Homs e parte di Aleppo, ma verranno individuate con precisione entro il 4 giugno prossimo.

Si tratta di un accordo che non prevede la firma né del Governo siriano né dei rappresentanti dei ribelli e dell’opposizione, confermando in tal senso che, ormai, il futuro prossimo della Siria è nelle mani di precisi attori esterni alle parti siriane in conflitto sul terreno. Un accordo inoltre che, se da una parte è stato accettato da Bachar al Assad, dall’altra non trova consenso da parte dell’opposizione, che denuncia il non rispetto della tregua entrata in vigore dopo la caduta di Aleppo e contesta soprattutto il ruolo di garante da parte dell’Iran. Non solo, ma la creazione di zone cuscinetto, chiamate anche zone di sicurezza, sorvegliate dai Paesi garanti e separate dal resto del territoriosiriano è visto come un grave rischio per l’integrità territoriale del Paese.

Intanto il nuovo round di negoziati ONU a Ginevra si è aperto in tono minore, sempre con l’obiettivo di portare la pace in Siria, ma procedendo ormai su un binario diplomatico diversoda quello di Astana. Quadro per il processo politico formale, l’ONU ha gravi difficoltà a mediare fra i rappresentanti del Governo siriano e le forze dell’opposizione presenti, che riuniscono 32 gruppi in lotta contro il regime di Damasco. Iniziati già nel 2012, e a lungo bloccati a causa delle divergenze sull’esclusione o meno del Presidente siriano dal processo di transizione politica alla fine del conflitto, i colloqui si sono ora orientati su altri temi, portando le parti a discutere di una nuova Costituzione, di nuove elezioni e di lotta al terrorismo. Temi alquanto spinosi, resi evidentemente ancor più difficili da affrontare con l’incognita sul futuro di Bachar al Assad.

Menre i due processi di pace sembrano quindi andare avanti indipendentemente l’uno dall’altro, con le rispettive difficoltà, con i pesanti combattimenti che continuano in altre regioni del Paese e in particolare oggi nei pressi di Damasco, con gli orrori che vengono costantemente messi in luce, è importante mettere in evidenza le parole di speranza di Staffan de Mistura, inviato dell’ONU per la Siria, all’apertura dei negoziati di Ginevra : “Vogliamo fare in modo che i due processi lavorino in sintonia …. Ogni tentativo di de-escalation non può essere applicato senza un orizzonte politico”.

 

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