Save the Children: la povertà minorile è questione di diritti

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Almeno 27 milioni di bambini in Europa sono a rischio di povertà e di esclusione sociale e l’attuale crisi economica non fa che incrementare il rischio, nonostante la strategia Europa 2020 si ponga l’ambizioso obiettivo di portare fuori dalla povertà almeno 20 milioni di persone entro il 2020.

È questo il messaggio-chiave di un Rapporto pubblicato dalla Onlus “Save The Children” in prossimità delle elezioni europee del prossimo 25 maggio.

Secondo il Rapporto in tutti gli Stati UE, anche negli “egualitari Welfare dei Paesi scandinavi” ci sono minorenni a rischio di povertà e di esclusione sociale; si trova in questa condizione il 28% dei bambini e dei ragazzi europei.

La differenza tra ricchi e poveri è spesso piuttosto rilevante e vi incidono sia il reddito familiare sia l’accesso alle prestazioni di Welfare, entrambi fattori determinanti del rischio di povertà a cui sono esposti i minori.

Il Rapporto sottolinea il carattere multidimensionale del fenomeno della povertà infantile che non è solo mancanza di denaro ma è soprattutto impossibilità di accedere ai servizi (prima infanzia, istruzione e casa in particolare) o di partecipare alle attività sociali e culturali nel gruppo dei pari.

La disuguaglianza – prosegue il Rapporto – non è soltanto causa di povertà ma ne è anche conseguenza: i bambini nati in contesti svantaggiati o appartenenti a gruppi vulnerabili “partono con uno svantaggio che non si esaurisce nel breve periodo ma si trascina per generazioni”.

La povertà e l’esclusione dei minori sono, dunque, una “questione di diritti” come afferma il sottotitolo del Rapporto e vanno affrontati in questi termini.

Le politiche redistributive, le politiche attive del lavoro e le azioni che favoriscono l’accesso a servizi di qualità hanno, secondo i dati raccolti, un grande impatto sul tasso di povertà minorile e sono in grado di “rompere il circolo vizioso della povertà” ma meno della metà degli Stati UE hanno raggiunto gli obiettivi fissati nel 2002, in base ai quali, entro il 2010 almeno un terzo dei bambini in età prescolare avrebbe dovuto frequentare un asilo o un servizio educativo per la prima infanzia.

Il Rapporto segnala inoltre i preoccupanti fenomeni del precoce abbandono scolastico (13% a livello UE con punte del 25% in alcuni Stati membri); dell’inadeguatezza delle sistemazioni abitative (che riguarderebbe il 17% dei bambini europei) o dell’insostenibilità economica (l’11% dei minorenni europei vive in famiglie che spendono più del 40% del reddito disponibile per spese legate all’abitazione).

Save the Children richiama gli Stati europei ai vincoli della Convenzione ONU sui diritti dei bambini, da tutti sottoscritta e ratificata, secondo la quale “ogni bambino ha diritto a sviluppare pienamente il proprio potenziale sociale, emotivo, fisico e cognitivo”.

Tale diritto è concatenato, si legge nel Rapporto, con il diritto a standard di vita adeguati, a servizi sanitari ed educativi, alla protezione e alla partecipazione.

Il Rapporto cita, infine, la Raccomandazione della Commissione Europea, inclusa nel “Pacchetto investimenti sociali” (febbraio 2013) e interamente dedicata al contrasto alla povertà infantile.

“La Raccomandazione – conclude Save the Children – è uno strumento cruciale per contrastare la povertà e l’esclusione dei minori partendo dai diritti”.

Save The Children chiede, quindi agli Stati UE di “dare piena implementazione alla Raccomandazione” e chiede, sia agli Stati membri sia alle istituzioni comunitarie di “sviluppare strategie e piani che agiscano nell’ottica dei diritti con un approccio intersettoriale e paneuropeo”.

Il Rapporto si conclude con una “esortazione” alla Commissione Europea per l’individuazione di indicatori ad ampio raggio che misurino la povertà infantile e per un impegno strategico di riduzione della povertà infantile che guardi già oltre il 2020.

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