Sanzioni per i datori di lavoro che sfruttano l’immigrazione illegale

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La Commissione europea ha presentato il 16 maggio una proposta di direttiva che prevede sanzioni comuni agli Stati membri per i datori di lavoro che assumono lavoratori migranti illegali. Questa direttiva è parte di una più vasta strategia europea, che si sta piano piano delineando, per combattere l’immigrazione illegale e favorire invece quell’immigrazione legale e concertata di cui l’Europa ha sempre più bisogno.
Partendo dal principio che la prospettiva e l’offerta di un lavoro in nero rappresentano la ragione più importante che spinge all’immigrazione illegale, la proposta di direttiva vuole definire alcuni strumenti per sanzionare concretamente quelle imprese che si rendono rsponsabili e complici di tale fenomeno.
Naturalmente, oltre a mettere in evidenza il carattere disumano e inaccettabile dell’immigrazione illegale, non solo in termini di costo in vite umane (si calcola che, ogni anno, muoiono più di 3.000 persone per raggiungere l’Europa) e in termini di condizioni di lavoro (orari di lavoro fra le 12 e le 16 ore al giorno, esposizione elevata a determinati rischi senza alcuna protezione, salari minimi), la proposta di direttiva mette anche in evidenza l’aspetto più legato alla distorsione di concorrenza fra le imprese e al funzionamento del mercato interno.
Benchà© gli Stati membri abbiano già   adottato misure per combattere l’immigrazione illegale, queste misure non hanno avuto un impatto significativo e differiscono sia nella severità   che nell’applicazione. Cifre recenti, anche se difficili da calcolare, stimano la presenza in Europa di immigrati illegali fra i 5 e gli 8 milioni, con un aumento annuo fra le 350.000 e le 500.000 persone.
Si stima inoltre che l’economia sotterranea contribuisca fra il 7 e il 16% al PIL europeo, anche se queste percentuali non siano da attribuire completamente all’immigrazione illegale. I settori comunque maggiormente coinvolti sono l’edilizia, l’agricultura, il lavoro domestico, i servizi di pulizia e i servizi alberghieri.
La proposta di direttiva prevede in particolare un rafforzamento fino al 10% delle ispezioni nelle imprese ogni anno, a raffronto del 2% massimo praticato finora. Inoltre, il datore di lavoro dovrà   effettuare verifiche prima di assumere un lavoratore proveniente da paesi terzi e informare le autorità   competenti. Coloro che non saranno in grado di dimostrare di aver rispettato queste procedure, incorreranno in sanzioni amministrative e multe. Inoltre, gli Stati membri dovranno applicare sanzioni penali nei 4 casi seguenti :
1) quando si verificano ripetute violazioni della legge
2) impiego di un numero significativo di lavoratori illegali provenienti da uno stesso Paese terzo
3) sfruttamento significativo nelle condizioni di lavoro
4) se il datore di lavoro è a conoscenza del fatto che il lavoratore illegale è vittima di traffico di esseri umani.
La proposta di Direttiva è stata presentata insieme a due altre Comunicazioni della Commissione. La prima, intitolata «Partenariato fra l’UE e i Paesi terzi su migrazione circolare e mobilità  », propone collaborazione per combattere l’immigrazione illegale e favorire l’immigrazione legale attraverso, ad esempio, la concessione di visti di breve durata nell’UE e un rientro nel paese d’origine con un maggior bagaglio professionale. La seconda comunicazione «Applicare l’approccio globale all’emigrazione ai Paesi dell’Est e del Sud est, vicini dell’Unione europea», propone di estendere l’approccio globale applicato finora soprattutto all’Africa e ai paesi del Mediterraneo a nuove aree geografiche, quali la Turchia, i Balcani occidentali e i Paesi partners della politica di vicinato.

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