La Russia e il difficile rapporto con l’Europa

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Sono trascorsi quasi trent’anni dalla caduta dell’Impero sovietico e i rapporti della Federazione russa con l’Europa rimangono difficili, sospesi in un problematico dialogo che spazia dal problema della sicurezza al rinnovato protagonismo russo sulla scena internazionale, dalle risorse energetiche al percorso democratico e al rispetto dei diritti fondamentali. Di questi trent’anni, venti hanno avuto come unico protagonista politico Vladimir Putin, che, stando all’ultima modifica della Costituzione, potrebbe rimanere in sella al potere fino al 2036.

Per attenerci all’attualità e nell’ottica di un auspicabile dialogo fra Unione Europea e Russia, il recente avvelenamento di Alexej Navalny  è giunto purtroppo come un ulteriore ostacolo, e non da poco, alla realizzazione di un clima di fiducia e distensione fra le due parti.  Nell’attesa di chiarire le responsabilità di questo crimine, come richiesto con urgenza dall’Unione Europea, quel veleno è già andato oltre il tentativo o meno di mettere definitivamente a tacere un oppositore al regime. Ha già mandato a dire quale sia il prezzo da pagare per l’opposizione russa tutta intera, chiamata ad assistere ad una sfida dalle conseguenze imprevedibili. 

L’avvelenamento di Navalny e l’indignazione che ha suscitato, hanno riportato sotto i riflettori anche la controversa costruzione del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, realizzato per più del 90% e disegnato per trasportare gas russo in Germania attraverso il Mar Baltico, evitando il passaggio attraverso l’Ucraina. Strumento di pressione politica, in particolare da parte degli Stati Uniti che hanno sempre cercato di contrastarlo anche attraverso sanzioni economiche, oggi il progetto è diventato pomo della discordia anche nella politica interna della Germania, dove si intensificano le pressioni sulla Cancelliera affinché il gasdotto venga sospeso. Sarebbe un segnale e una sanzione molto forti per Putin,  che ha fatto del North Stream 2 uno strumento della sua politica estera ed energetica nei confronti non solo della Germania, ma dell’Europa nel suo insieme e nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Si tratta tuttavia di una decisione sempre in sospeso da parte della Germania, ma che potrebbe ritrovarsi sul tavolo di future discussioni con Mosca. 

Un altro importante confronto con la Russia si è aperto molto recentemente con le manifestazioni di protesta in Bielorussia. In gioco le elezioni presidenziali del 9 agosto scorso, dove il Presidente Lukaschenko si è dichiarato nuovamente vincitore dopo 26 anni di potere quasi assoluto, tanto da essere definito “l’ultimo dittatore d’Europa”. Sono manifestazioni che non accettano i risultati di uno scrutinio falsato, che chiedono più democrazia e più rispetto dei diritti, che esprimono un profondo malcontento per una situazione economica disastrosa e una disoccupazione galoppante.  Sono anche manifestazioni che, col passare dei giorni, stanno strutturando un’opposizione sempre più estesa e che non si ferma di fronte  alle violenze e alla repressione. L’Unione Europea non ha riconosciuto i risultati delle elezioni e si avvia a decidere sanzioni contro il regime. Ma la posizione strategica della Bielorussia, vista ancora da Mosca all’interno della sua sfera d’influenza, nonché l’inquietudine di Putin che si ripeta a Minsk la recente storia dell’Ucraina, lasciano intravedere tutte le difficoltà per una soluzione condivisa verso una transizione democratica e pacifica. 

Sono alcuni dei temi spinosi che l’Europa deve gestire nei confronti della Russia, sapendo che non ci sono alternative ad una coraggiosa e tutta in salita via diplomatica. 

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