Referendum Bolivia: vittoria a metà   di Morales

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Il referendum «revocatorio» dei mandati del presidente e dei prefetti dipartimentali che si è svolto ieri, ha reso evidente che la Bolivia dovrà   aspettare ancora prima di uscire dalla delicata crisi politica: tutti i protagonisti dello scontro, infatti, possono cantare vittoria.
Da un lato il presidente Evo Morales ha ottenuto una netta affermazione, raccogliendo il 63% circa dei voti di conferma per il suo mandato. Rispetto all’elezione del 2005 ha ottenuto un incremento dell’8% delle preferenze. Dall’altro, i quattro prefetti dei dipartimenti «ribelli» della cosiddetta Mezza Luna orientale (Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija), che hanno promosso referendum autonomisti (non riconosciuti dal governo di La Paz), sono stati riconfermati dall’elettorato.
A Santa Cruz, in un tripudio di bandiere bianco-verdi dipartimentali, e fra grida ostili a Morales, il prefetto Costas ha sostenuto che «la libertà   ha battuto il totalitarismo» e l’ingerenza straniera, con riferimento al venezuelano Hugo Chavez, definito «macacone, svergognato e vigliacco».
Il prefetto ha inoltre annunciato che giovedì firmerà   il decreto per convocare elezioni a governatore, e sancire così una autonomia non solo teorica, ma anche legislativa.
Mille chilometri più a nord, dal balcone del Palazzo Quemado presidenziale, Morales ha gridato vittoria, assicurando che la gente ha confermato «la volontà   di consolidare il processo di cambiamento», per cui “avanzeremo nel programma di recupero delle nostre risorse naturali e per portare altre imprese di settori strategici nella sfera statale.
Il capo dello Stato, mentre la gente nella Plaza Murillo gli chiedeva «pugno di ferro», ha anche rivolto un appello ai prefetti a compatibilizzare la nuova Costituzione politica – approvata in dicembre ma che attende una ratifica popolare – con i loro progetti di autonomia. Ma allo stato delle cose, è difficile che tale invito venga raccolto, nonostante le spinte in questo senso del primate cattolico, cardinale Julio Terrazas, e dell’Associazione degli industriali boliviani.
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