Rapporto sullo Sviluppo Globale tra luci ed ombre

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Nei primi giorni di ottobre la Banca Mondiale ha diffuso il Rapporto sullo Sviluppo Globale 2013, dedicato per la prima volta al tema dell’occupazione. Lo studio sottolinea come il lavoro sia elemento fondamentale dello sviluppo e chiede ai Governi di focalizzare l’attenzione su politiche in grado di creare, nei prossimi 15 anni, almeno 600 milioni di nuovi posti di lavoro di qualità.

Il Report offre una fotografia allarmante della situazione mondiale: il forte tasso di disoccupazione, sopratutto giovanile, può avere un impatto sociale negativo mentre nuovi posti di lavoro possono assorbire i giovani in entrata nel mercato, favorire lo sviluppo e prevenire così le tensioni. Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha dichiarato in occasione della presentazione del Rapporto: “Un buon lavoro può cambiare le vite delle persone e il lavoro giusto può cambiare intere società: i Governi devono mettere l’occupazione al centro dei loro interessi per promuovere la prosperità e combattere la povertà”. Secondo la Banca Mondiale, questi obiettivi si possono raggiungere attraverso un approccio basato sulla stabilità macroeconomica, su politiche occupazionali che conducano anche a forme di protezione sociale per i lavoratori, e sulla rimozione di ostacoli al settore privato per la creazione di nuovi posti di lavoro.

Il Report è stato accolto con favore dal segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CSI), Sharan Burrow, che nella sua analisi ha evidenziato luci ed ombre. Il commento dell’ITUC-CSI riporta tra gli aspetti positivi il riconoscimento e l’incentivo alla creazione di posti di lavoro stabili e “buoni per lo sviluppo”: viene così abbandonata la logica prevalente contenuta negli ultimi rapporti “Doing Business” della Banca Mondiale, dove si sosteneva la convinzione che l’occupazione fosse favorita dalla piena deregolamentazione del mercato del lavoro che per anni ha spinto i Paesi a rimuovere le norme a tutela dei lavoratori. Queste politiche hanno alimentato il fenomeno dei “lavoratori poveri” (working poors), con un contestuale aumento della tensione sociale, del dumping salariale e una riduzione dei consumi.

Tra gli aspetti del Rapporto che non hanno soddisfatto l’ITUC vi è  la promozione del concetto di “buon lavoro per lo sviluppo” in sostituzione del “lavoro dignitoso” voluto dall’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e ormai riconosciuto internazionalmente, nel quale vengono stabiliti criteri specifici per la creazione di posti di lavoro  produttivi e gratificanti. “Il concetto di ‘buon lavoro’ è invece confuso e può essere problematico per alcuni aspetti perché include il lavoro nell’economia informale” ha commentato Sharan Burrow.
Anche sulla protezione sociale, il Rapporto parla di politiche di “assicurazione sociale” più limitate e meno definite rispetto all’ estensione universale della protezione sociale, obiettivo voluto anche dalle Nazioni Unite, dal G20 e dal Fondo Monetario Internazionale.

L’analisi dell’ITUC-CSI evidenzia ancora come il documento redatto dalla Banca Mondiale non attribuisca un’importanza sufficiente alla creazione di un settore finanziario adeguatamente regolamentato, con un ruolo di sostegno all’economia reale.

Clicca qui per scaricare il Rapporto sullo Sviluppo Globale (World Bank’s World Development Report 2013)

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