Quelle parole precise del Presidente della Repubblica

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Singolare come la carta stampata abbia riprodotto alcuni passaggi dell’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università della Basilicata. 

Il discorso del Presidente, il 6 marzo a Potenza, non poteva non avere al suo centro il tragico naufragio a poca distanza dalle vicine coste calabre, il 27 febbraio, e le sue considerazioni su quanto accaduto e sulle misure da prendere per evitare i drammi che ne sono derivati, prima di tutto per le numerose vittime  e poi per ricordare le responsabilità di ciascuno.

Vale la pena riprodurre un breve passaggio dell’intervento per poi valutare le citazioni amputate che ne hanno fatto molti importanti organi di informazione: “di fronte all’evento drammatico che si è consumato … il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti. Dell’Italia, per la sua parte, dell’Unione Europea, di tutti i Paesi che ne fanno parte. Perché questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto, a quelle condizioni che… con violazione dei diritti umani e della libertà, colpiscono tutti, in qualunque parte del mondo”.

Bastano queste parole per stimolare la riflessione di cittadini e politici e richiamare questi ultimi ad assumersi le loro responsabilità. Nel passaggio citato, tre attori politici sono chiamati in causa e non solo i primi due, come citato dai giornali: l’Italia in prima posizione, l’Unione Europea in seconda, ma subito dopo sono chiamati in causa “tutti i Paesi UE”, dimenticati dai giornali grazie alla citazione amputata.

Evidenti sono le responsabilità dell’Italia e di chi la governa sul fronte delle migrazioni alle sue frontiere nazionali che, essendo anche frontiere europee, chiamano in causa anche la responsabilità dell’Unione. E’ invece sfuggito a molti quel richiamo a “tutti i Paesi UE” e alle loro responsabilità di “sovrani nazionali”, come ancora sono quelle dell’Italia e degli altri 26 Paesi quando si tratta di affrontare il problema migranti.

Ciascuno impegnato a difendere i propri confini e a chiuderli, non solo sui bordi dell’Unione, ma anche tra un Paese membro e l’altro e a tradurre questo atteggiamento sui tavoli di Bruxelles con la conseguenza di rinviare un problema comune per miopi interessi nazionali. E’ quanto avviene regolarmente in seno al Consiglio dei ministri UE dove c’è sempre qualcuno che blocca le proposte della Commissione europea e poco tiene conto dei consensi maturati nel Parlamento di Strasburgo, impedendo alle due Istituzioni a vocazione federale di elaborare progressivamente politiche migratorie comuni per contrastare le situazioni deprecabili che conosciamo.

Sarà bene che il cittadino porti attenzione, come ha fatto il Presidente della Repubblica, alla concreta distribuzione delle responsabilità, magari individuando anche i Paesi che continuano a mettersi di traverso – e non è solo il caso di Ungheria e Polonia – e le forze politiche che nel nostro Parlamento rivendicano risposte europee senza consentire – come chiede l’art. 11 della Costituzione – “limitazioni di sovranità” per garantire pace e giustizia. Chi non vuole costruire una “sovranità europea” non può poi pretendere che sia europea la risposta alla “sfida europea” delle migrazioni.

E purtroppo non è un gioco di parole: passa anche da questo chiarimento l’attribuzione di  responsabilità, spesso occultate ai cittadini elettori. 

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