Quali i confini d’Europa?

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Per rispondere alla domanda sui «confini» d’Europa bisogna prima capire se il tema dei confini competa alla geografia o alla storia (e quindi alle dinamiche culturali).
Se per individuare i confini bastasse la configurazione fisica, sarebbe facile per tutti i continenti, salvo per l’Europa, piccolo promontorio peninsulare dell’Asia
Se non fosse per la nostra movimentata storia secolare, dalla Grecia in poi (è lì che attorno al VII sec a.C. compare il nome EUROPA con Erodoto), noi saremmo un pezzo trascurabile dell’Eurasia (appellativo da tenere a mente con il futuro che si annunciaà¢à¢â€š¬à‚¦).
Ma pensiamo anche solo alla storia dell’UE nei suoi 50 anni di vita: confini che si allentano (CEE-1957), confini che «rientrano a casa» (decolonizzazione anni ’60), confini che «saltano» pacificamente (gli allargamenti dell’UE), confini che «esplodono» violentemente nella ex-Jugoslavia (e non è finita), confini che «ballano» alle frontiere dell’ex-URSS.
Al tempo stesso, poi, ci sono confini che «riappaiono» all’interno dell’UE, per il ritorno vigoroso delle cosiddette «sovranità   nazionali», se non addirittura di localismi e voglie di «secessione», ma più pericolosamente ancora «frontiere culturali» che mettono a rischio la coesione interna delle nostre comunità   e che ripropongono il tema dell’»identità  » dell’Europa.
E se la «nuova frontiera» dell’Europa fosse all’intersezione tra la sua incerta configurazione fisica (dove si trovano i nostri confini ad Est?), la sua movimentata storia di divisioni interne e dominazioni esterne e le continue ricomposizioni culturali in questa Europa, terra di accoglienza e sempre meno fortezza?

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