Qualche problema per i nuovi commissari europei

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Le audizioni in corso presso il Parlamento Europeo dei commissari europei candidati non stanno dando un’immagine molto positiva della nuova Commissione Europea presieduta da Josà© Manuel Barroso.
Gli eurodeputati hanno infatti espresso forti dubbi sull’attuale ministra degli Esteri bulgara, Rumiana Jeleva designata quale commissaria agli Aiuti umanitari, la quale avrebbe omesso di segnalare la sua partecipazione a una società   finanziaria e ha indicato la Georgia tra i Paesi del Medio Oriente da lei visitati. L’attuale commissaria europea alla Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes designata responsabile europea delle Telecomunicazioni, è stata riconvocata per una nuova audizione perchà© si sarebbe dimostrata inadeguata al nuovo incarico.
E ancora, l’audizione del lituano Algirdas Semeta designato alla Fiscalità   e all’Antifrode ha deluso i deputati europei, così come quella dell’attuale commissario all’Allargamento, il finlandese Olli Rehn, designato da Barroso agli Affari economici, mentre lo slovacco Maros Sefcovic è in discussione prima ancora di essere interrogato dall’Europarlamento per alcune dichiarazioni espresse contro i rom.
Un livello medio dunque non certo esaltante, quello dei nuovi commissari europei, considerando poi che addirittura la vicepresidente della Commissione e nuovo Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza, la britannica Catherine Ashton, ha fatto un paio di gaffe imbarazzanti nel corso della sua audizione. Alla richiesta di un parere sull’eventuale assegnazione all’UE di un seggio permanente presso l’ONU, Ashton ha fatto scena muta aggiungendo di non aver avuto il tempo di prepararsi su tutti gli argomenti data la sua fresca nomina, mentre ha poi dichiarato di non aver «mai sentito parlare di mercato transatlantico» e per questo è stata invitata dal vicepresidente della commissione europarlamentare Affari Esteri a «leggersi la risoluzione del Parlamento Europeo circa la costruzione di un mercato transatlantico entro il 2015».
La pratica democratica istituzionale europea, secondo cui i commissari scelti dai governi nazionali e nominati dal presidente della Commissione per poter entrare in carica devono sottoporsi all’esame del Parlamento Europeo, che ne analizza competenze e compatibilità   con il ruolo da ricoprire e con valori e principi dell’UE, sta quindi mostrando tutti i limiti del nuovo esecutivo europeo.

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