Pubblicate le previsioni di primavera 2015

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La Commissione europea ha recentemente presentato il 5 maggio scorso, le previsioni economiche di  primavera 2015.

Secondo le proiezioni della Commissione europea, attualmente la crescita nell’UE beneficia di una spinta favorevole da parte di fattori a breve termine che sostengono una ripresa altrimenti modesta: il basso prezzo del petrolio, l’avanzamento globale stabile, il deprezzamento dell’euro e le politiche economiche di sostegno nell’UE.

In particolare, il quantitative easing della Banca centrale europea sta avendo un impatto significativo sui mercati finanziari, che si traduce con aspettative di miglioramento del mercato dei crediti e tassi di interesse contenuti. In generale, la crescita gode di una politica fiscale europea né restrittiva né espansiva, e a medio termine dovrebbe essere sostenuta dalle riforme strutturali e dal Piano di investimenti per l’Unione Europea.

In numeri, nel 2015 si prevede una crescita dell’1,5% del PIL nell’eurozona e dell’1,8% nell’intera UE, percentuali rispettivamente dello 0,2% e dello 0,1% più alte rispetto alle ultime proiezioni, risalenti a febbraio. Il fattore che più contribuisce alla crescita del PIL è la domanda interna, che vede un’accelerazione dei consumi privati per quest’anno e un recupero degli investimenti per il 2016.

Tuttavia, la crescita economica si distribuirà in modo ineguale tra i singoli Paesi membri in base alle reazioni al deprezzamento dell’euro e all’abbassamento dei prezzi del petrolio; inoltre, è atteso un maggiore impatto del quantitative easing negli Stati che hanno praticato politiche fiscali restrittive, mentre sarà minore sul credito bancario in caso di basse riserve di capitale e alti volumi di prestiti in sofferenza.

Durante la prima metà del 2015 l’inflazione resterà probabilmente vicino allo zero (0,1%), soprattutto a causa dell’effetto della caduta dei prezzi dell’energia; i prezzi al consumo, però, cresceranno parallelamente alla domanda interna nella seconda parte dell’anno e, ancora di più, nel 2016 (1,5%), anche grazie al deprezzamento dell’euro e del conseguente aumento dei costi delle importazioni.

La crescita dell’occupazione sta beneficiando di attività economiche più forti; è attesa una diminuzione del tasso di disoccupazione al 9,6% in UE e all’11% nell’eurozona, percentuali, tuttavia, ancora troppo elevate; l’atteso miglioramento delle condizioni economiche dovrebbe migliorare la situazione durante il 2016, con tassi rispettivamente pari al 9,2% e 10,5%. La ripresa del mercato del lavoro dovrebbe farsi sentire in particolare nei Paesi che hanno recentemente adottato riforme nel settore, sebbene l’Italia sarà molto probabilmente esclusa dai miglioramenti nonostante il discusso Jobs Act.

Nei Paesi UE il deficit di bilancio continua a scendere, grazie agli sforzi correttivi degli ultimi anni, all’attività economica più forte e a tassi di interesse passivi sul debito pubblico più bassi: è attesa una diminuzione del rapporto deficit/PIL dal 2,9% del 2014 al 2,5% quest’anno e al 2% nel 2016. Nell’area euro, è prevista una riduzione dal 2,4% del 2014 al 2% e all’1,7% rispettivamente nel 2015 e nel 2016. Probabilmente il rapporto debito/PIL ha raggiunto il punto massimo nel 2014, e per il 2016 è previsto un calo a 88% in UE e a 94% nell’eurozona.

Il livello di incertezza che circonda le previsioni economiche resta alto, pur in presenza di un rischio piuttosto bilanciato. Se i fattori a breve termine citati dovessero rivelarsi più duraturi o più forti, la crescita del PIL potrebbe risultare più sostenuta, ma potrebbe altresì indebolirsi in presenza di stress dei mercati finanziari (per esempio, in caso di stabilizzazione della politica monetaria USA) o acute tensioni geopolitiche.

Il prossimo novembre la Commissione europea pubblicherà un aggiornamento delle sue previsioni economiche.

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Scheda a cura di Alessia Pedano

 

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