Prospettive Finanziarie: primo Consiglio dei ministri UE

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Si è svolto a Sopot un Consiglio dei ministri delle Politiche comunitarie che aveva all’ordine del giorno la discussione del quadro finanziario 2014-2020.
Nel comunicato conclusivo reso noto dalla presidenza polacca, per voce del segretario di Stato Mikoàƒâ€¦à¢â‚¬Å¡aj Dowgielewicz, si legge che «la maggior parte degli Stati membri ha riconosciuto che la proposta della Commissione è una buona base per le future discussioni» che continueranno con il pieno sostegno della presidenza polacca nelle cui intenzioni il dibattito non dovrebbe limitarsi alle urgenze dell’oggi ma ampliarsi alle sfide alle quali l’UE è chiamata a rispondere e quindi alle vie più efficaci per rendere il bilancio pluriennale uno «strumento di investimento».
Il commissario per i Rapporti interistituzionali e vicepresidente della Commissione Europea Maroàƒâ€¦à‚¡ àƒâ€¦à‚ efàƒâ€žà‚oviàƒâ€žà‚ ha sottolineato, nei suoi commenti conclusivi l’elemento positivo della «capacità   al reciproco ascolto delle rispettive posizioni» emersa in un Consiglio nel quale è stata centrale la discussione sul modo in cui il budget comunitario possa rappresentare un «valore aggiunto» per l’Europa e per i suoi cittadini.
Di «corsa ad ostacoli» ha invece parlato, riferendosi al negoziato, il commissario alla Programmazione economica Janusz Lewandowski, richiamando l’avvio dei negoziati del quadro 2007-2013 e la «lezione del 2004», quando la proposta della Commissione venne giudicata «irrealistica».
La maggioranza dei ministri per le politiche UE degli Stati membri ha accettato i principi-chiave sui quali la Commissione ha costruito la sua proposta e sostanziale accordo si è registrato sul fatto che il novo quadro finanziario UE debba essere finalizzato al perseguimento degli obiettivi della strategia «Europa 2020» anche se sul modo in cui raggiungere questo obiettivo hanno cominciato ad emergere alcune divergenze che, probabilmente, segneranno il prosieguo del dibattito.
Tra i temi centrali della discussione ad oggi vanno segnalati: il rapporto tra le strategie di bilancio implementate a livello nazionale (piani di austerità  ) e gli orientamenti da assumere in relazione al bilancio UE anche sul versante delle entrate, la necessità   di mettere l’Unione Europea nelle condizioni di assolvere ai nuovi compiti che le sono assegnati, in particolare dal Trattato di Lisbona, la priorità   della modernizzazione della politica di coesione e della Politica Agricola Comune, definite «fondamenti» del bilancio comunitario e «cruciali» per il progetto europeo ma per cui è necessaria una valutazione di efficacia della spesa.
Su tutte queste questioni hanno cominciato a schierarsi gli Stati membri , già   all’indomani della presentazione del progetto di quadro finanziario pluriennale da parte della Commissione Europea (29 giugno scorso).
Alla vigilia del vertice di Sopot il ministro francese dell’Economia Franà §ois Baroin ha sottolineato la «contraddizione» esistente tra le scelte di rigore condotte dagli Stati membri e il progetto della Commissione (che, va ricordato, propone un aumento del 5% rispetto al quadro attualmente in vigore) trovando un sostenitore nel collega britannico George Osborne.
Su posizioni opposte si è invece schierata, proprio in occasione del vertice di Sopot la presidenza di turno dell’UE chiedendo «un patto di solidarietà   nelle priorità   di bilancio».
«Il budget dell’UE non deve essere vittima della crisi finanziaria» ha dichiarato a fine vertice il Segretario di Stato polacco sottolineando che la presidenza dell’UE «non accetterà   che il bilancio comunitario sia ritenuto responsabile di tutti i problemi».
La presidenza polacca continua, dunque, a giocare il suo ruolo da protagonista, senza nascondersi le insidie di un «negoziato difficile» ma auspicando «discussioni costruttive» nelle quali ha voluto coinvolgere, fin da questo primo momento, anche quattro esponenti del Parlamento Europeo, chiamato a trovare un accordo con il Consiglio nei diciotto mesi che dovrebbero intercorrere tra la presentazione della proposta e la chiusura del negoziato.
Indubbiamente un gesto significativo che testimonia da un lato il già   citato desiderio di «essere protagonisti in Europa» e dall’altro anche l’intento di dare vita a un dibattito ampio e a un percorso condiviso, forse in risposta alle molte voci che sin da queste prime battute del confronto hanno messo in evidenza i «rischi di imparzialità  » insiti nella posizione di un Paese che da un lato è presidente di turno nel momento in cui si avviano i negoziati con il Consiglio e dall’altro è uno dei principali beneficiari dei fondi Europei.
A queste voci la Polonia risponde convocando una conferenza politica sul quadro finanziario 2014-2020 per il 21 ottobre prossimo,

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