Promemoria UE per la politica italiana

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In tempi non sospetti, tre mesi prima che Mario Draghi si dimettesse, la Commissione europea il 29 giugno rendeva pubblico un documento dal titolo: “Relazione strategica 2022. Abbinamento delle transizioni verde e digitale in un nuovo contesto geopolitico” con l’obiettivo di orientare le priorità della Commissione nella programmazione pluriennale dell’Unione Europea, promuovendo la convergenza delle politiche nazionali a sostegno dell’integrazione europea.

Il titolo suona come un campanello d’allarme su due nodi da sciogliere sul fronte della transizione verde intrecciata con la transizione digitale, in uno scenario di rapporti internazionali radicalmente modificato dalla guerra russa in Ucraina, dopo essere stato da tempo ridisegnato nei rapporti transatlantici e più recentemente nella regione indo-pacifica.

Tra i settori individuati come oggetto di intervento prioritario troviamo quelli dell’autonomia strategica nelle tecnologie critiche e nella politica agricola comune per garantire la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento di materie prime, la coesione economica e sociale, i sistemi di istruzione e formazione. Completano il quadro la necessità di investimenti in nuove tecnologie e infrastrutture, l’urgenza di un monitoraggio dell’economia, per terminare con la definizione di un quadro per la cyber-sicurezza e la condivisione sicura dei dati.

Senza entrare nei dettagli di questo rapporto e limitandoci ai temi sopra evocati è inevitabile che il pensiero corra alla campagna elettorale in corso in Italia e alle prospettive di lavoro del futuro governo. 

Una prima considerazione generale, nel raffrontare l’ambizione del rapporto UE con quel poco che si conosce delle proposte politiche dei partiti italiani in competizione, riguarda l’orizzonte europeo delle politiche nazionali: quale sarà il quadro di riferimento per le priorità del nuovo governo, tanto a livello del nuovo scenario geopolitico quanto all’allineamento sulle priorità europee, che dovrebbero essere coerentemente anche le nostre. 

Lo scenario geopolitico esige che la politica italiana si posizioni con chiarezza rispetto all’alleanza transatlantica e ai rapporti con la Russia e con la Cina, eliminando ombre che peserebbero sull’affidabilità politica del nostro Paese, come ancora in tempi recenti è avvenuto con il governo giallo-verde.

La convergenza sulle priorità europee ha le sue ragioni non solo nel rispetto dei vincoli sottoscritti con il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), ma anche nelle straordinarie opportunità che questo offre – come dimostrato con il governo Draghi – alla nostra economia in affanno, contribuendo a sminare pericolose tensioni che si annunciano in autunno.

Ma c’è un termine ricorrente nel rapporto UE che solleva non poche preoccupazioni: è la parola “strategia”. Questa dovrebbe indicare un piano d’azione da attuare nel futuro per raggiungere un obiettivo finale, definendo gli obiettivi a lungo termine. Salta subito agli occhi quanto distanti siano al momento le proposte di molti partiti politici rispetto alla capacità e volontà di disegnare un orizzonte futuro, impiccati come sono alla demagogia del presente: dai “cinquanta miliardi da mettere nelle tasche degli italiani” alla promessa insostenibile, oltre che tendenzialmente iniqua, di un aumento indiscriminato delle pensioni, il tutto a spese di un bilancio pubblico appesantito da un debito fuori misura, una pesante cambiale per le generazioni future. Senza dimenticare che questa cambiale sarà ancora più pesante senza giustizia fiscale, come prefigurato dalla proposta di “flat tax”, in contrasto con la nostra Costituzione che vuole “il sistema tributario informato a criteri di progressività” (art. 53). 

Sarà forse anche pensando a questo che papa Francesco a chi gli sollecitava un commento sulla politica italiana ha girato la domanda, chiedendo quanti governi aveva avuto l’Italia negli ultimi anni. Basterebbe questa risposta per chiedersi come possa perseguire una strategia di lungo periodo una politica che vive – e muore – alla giornata.

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