Previsioni OCSE: accelerazione dell’economia ma ripresa ineguale

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Secondo le ultime «Prospettive economiche» la progressiva stabilizzazione del sistema finanziario e il ritorno di famiglie e imprese a una prospettiva di spesa e investimento dovrà   impegnare i governi in misure che consentano di passare da una «ripresa indotta» a una «crescita autosufficiente».
«Con la fine delle misure di rilancio sarà   necessario instaurare un quadro credibile di medio termine al fine di stabilizzare e rafforzare la fiducia che potrebbe tradursi in una ripresa più rapida del previsto» ha dichiarato il segretario generale dell’OCSE Angel Gurrà ­a. .
Il Prodotto Interno Lordo dei Paesi OCSE dovrebbe aumentare del 2,3% nel 2011 e del 2,8% nel 2012. Negli Stati Uniti l’attività   economica dovrebbe registrare una crescita del 2,2% nel 2011 e del 3,1% e infine per la zona euro si ipotizza una crescita dell’1,7% nel 2011 e del 2% nel 2012.
L’espansione dovrebbe essere più rapida nei mercati emergenti rispetto a quanto avverrà   nei Paesi OCSE e questo favorirà   una crescita del commercio internazionale, stimata all’8% annuo per il prossimo biennio.
Tuttavia la crescita ineguale sia all’interno dell’OCSE sia tra i Paesi OCSE e le economie emergenti accentuerà   gli squilibri che si verificano a livello mondiale e che rappresentano la minaccia più temibile per la ripresa.
L’OCSE «mette in guarda i Paesi rispetto all’adozione di misure unilaterali finalizzate a fronteggiare la volatilità   dei tassi di cambio» considerando che «la collaborazione internazionale sarà   indispensabile per evitare i rischi dei protezionismi».
Altri rischi resi evidenti dall’analisi delle prospettive OCSE riguardano una nuova caduta dei prezzi del mercato immobiliare (USA e Regno Unito) e l’evoluzione del debito pubblico e dei titoli di Stato.
L’OCSE raccomanda, quindi di adottare misure macroeconomiche e strutturali coordinate la fine di assicurare condizioni propizie a una crescita sostenibile. Tra le priorità   indicate figurano: il risanamento delle finanze pubbliche, la riduzione del debito e del deficit, la realizzazione di riforme strutturali e la «normalizzazione» della politica monetaria.

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