Il 21 e il 22 settembre scorsi, sono stati due giorni di intense discussioni all’ONU per l’adozione di un “Patto per il futuro”. Adottato per consenso da parte di gran parte dei Capi di Stato e di Governo, il Patto è stato proposto, nel 2021, dallo stesso Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, consapevole della necessità di rafforzare le Istituzioni internazionali, considerate ormai “obsolete” e non più in grado di rispondere efficacemente alle sfide e alle minacce globali del nostro tempo.
Minacce che non solo si concretizzano ormai nei vari confronti geopolitici, nelle tante guerre in corso, ma si riferiscono anche ai cambiamenti climatici, all’ambiente e alle incertezze che pesano sull’umanità con il progredire delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale, sulle disuguaglianze e sulla povertà di buona parte della popolazione della Terra.
Dopo più di due anni di consultazioni, di incontri, di negoziati fra i leader politici, società civile ed altri attori, il Patto per il Futuro, affiancato da un Patto digitale globale e da una Dichiarazione sulle generazioni future, è probabilmente l’accordo internazionale più ampio degli ultimi anni e copre temi sui quali non era mai stato possibile trovare un accordo finora. Come ha sottolineato il Segretario Generale, “non possiamo creare un futuro adatto ai nostri nipoti con un sistema costruito dai nostri nonni”.
Si tratta quindi di un Patto e di un Accordo che dovrebbe impegnare i Paesi nei confronti delle Nazioni Unite, del sistema internazionale e del diritto internazionale. Inizia con l’impegno a rafforzare il sistema multilaterale e a rispettare la Carta Onu e continua con altre 56 “azioni” che vanno dall’impegno per la pace alla riforma delle Istituzioni finanziarie internazionali, dalla riforma del Consiglio di sicurezza e della governance internazionale ai cambiamenti climatici, dal disarmo alla cooperazione digitale e allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale.
Temi di grande rilevanza e che non possono essere disattesi. Fra gli impegni presi e nell’ambito della pace e della sicurezza, spicca ad esempio quello della riforma del Consiglio di sicurezza, nato agli inizi degli anni sessanta, con l’obiettivo di migliorarne l’efficacia e la rappresentatività, in particolare con uno sguardo più attento all’inclusione e alla rappresentazione dell’Africa. Risalta inoltre l’impegno multilaterale al disarmo nucleare, con l’obiettivo di eliminare totalmente le armi nucleari.
Sul versante dei diritti, risalta l’impegno alla difesa della democrazia, dei diritti fondamentali e della parità di genere, mentre per quanto riguarda la cooperazione digitale, il Patto si impegna a collegarla ai diritti umani e al diritto internazionale e a governare l’Intelligenza artificiale tramite un dialogo politico globale.
Se da una parte non si puo’ fare altro che salutare con prudente entusiasmo tale Patto, adottato con il voto contrario di pochi Paesi, fra i quali la Russia, dall’altra non si puo’ fare a meno di guardare a come il mondo, con le sue guerre e le sue crescenti sfide, stia oggi pericolosamente navigando a vista, senza bussola e con poco rispetto del diritto internazionale. Una bussola, l’ONU, spesso ignorata e beffata nel suo ruolo di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e alla quale, oggi, l’alternativa è solo un sanguinoso disordine mondiale.
La speranza, quindi, per il futuro, è che questo Patto non costituisca solo un effimera dichiarazione di intenzioni. La posta in gioco è decisamente troppo alta.