OMS e vaccino per tutti

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Si è tenuta il 17 e 18 maggio l’Assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Due soli giorni di riunione rispetto ai dieci normalmente dedicati ogni anno alla salute mondiale e, per ovvie ragioni legate alla pandemia di coronavirus, una riunione in videoconferenza di ben 194 Paesi.

All’ordine del giorno, come ci si aspettava, il punto sulla situazione della propagazione del virus nel mondo: secondo le ultime stime, sono circa 4,5 milioni le persone infette e più di 300.000 i morti. La pandemia è tuttora in espansione e, sebbene si sia stabilizzata nell’Europa occidentale, essa continua la sua corsa nell’Europa orientale, in Africa, nel Sud Est asiatico, negli Stati Uniti e in America Latina. 

Ma, al di là delle cifre, si è giocata in questa Assemblea una partita che in molti non esitano a definire come un confronto di geopolitica del vaccino e delle responsabilità.

Per quanto riguarda le responsabilità, l’Assemblea ha adottato, con timidezza e senza l’adesione di tutti i Paesi,  una risoluzione sostenuta dall’Unione Europea e dall’Australia che chiede che venga fatta luce sulle responsabilità nella diffusione della pandemia. Un imbarazzante messaggio rivolto inevitabilmente alla Cina, restia ad accettare inchieste sul suo operato nella gestione del virus e impegnata più che mai nello scontro che Donald Trump sta lanciando a tutto campo nei suoi confronti, compreso, in questi ultimi tempi quello nel settore della sanità mondiale. Ma, facendo buon viso a cattivo gioco, Pechino ha accettato il principio di un’inchiesta indipendente purché avviata quando il virus sarà sotto controllo.  

Un secondo aspetto di rilevante importanza discusso in Assemblea è il concetto di “accesso universale, rapido e equo” alle cure e al vaccino. Sulla base di una proposta di risoluzione redatta sempre dall’Unione Europea e da alcuni suoi Stati membri, si chiede  in particolare che il vaccino diventi “un bene pubblico mondiale”, un diritto di tutti e non un privilegio per pochi. In gioco infatti l’intera lotta contro il virus, una lotta che affronti e si faccia carico delle problematiche dei paesi più fragili e meno attrezzati a combattere la pandemia, una lotta quindi ritenuta inutile e persa se non affrontata in modo globale. 

Appare evidente quanto su questo secondo punto sia importante la cooperazione fra gli Stati. Appare tuttavia altrettanto chiaro quanto la corsa al vaccino rischi di diventare uno strumento di potere nelle mani di chi lo troverà per primo, (Stati Uniti, Cina, in particolare?) con il timore che gli interessi nazionali possano avere il sopravvento sulla cooperazione globale. 

E’ percepibile quindi quanto le questioni politiche che si muovono sullo scacchiere internazionale siano state presenti in questa Assemblea dedicata alla pandemia, e quanto l’OMS, già bersaglio di critiche ma unica organizzazione multilaterale legittimata ad orientare  un approccio globale, abbia dovuto giocare di sottile diplomazia per mantenere l’equilibro politico necessario di fronte al virus.

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