Tre grandi incognite restano ancora per l’avvio del programma. Innanzitutto i fondi che dovrebbe arrivare dai singoli Paesi non sono affatto assicurati, anzi, secondo il commissario c’è ancora un gran lavoro da fare per reperire quei 3 miliardi di provenienza nazionale. In secondo luogo, non risulta semplice creare un vincolo fra la ricezione di investimenti privati in uno Stato africano e la diminuzione dei flussi migratori in partenza da quel Paese. Infine, l’utilizzo di intermediari finanziari per consentire alle piccole realtà di accedere ai fondi, come avvenuto nel Piano Juncker, non è di facile realizzazione in un contesto come l’Africa. A tal proposito, Hilary Jeune, consigliere per la politica UE di Oxfam sul finanziamento per lo sviluppo, ha evidenziato come «le piccole imprese locali in Africa non hanno i mezzi o le competenze per avviare progetti che potrebbero beneficiare di questo tipo di finanziamento: in questo modo il piano finirebbe per dipendere dalle grandi multinazionali». Inoltre, ha aggiunto che «certamente l’Africa ha bisogno di investimenti privati, ma in imprese locali che un fondo di questa portata non riuscirebbe a raggiungere».