Il 20 dicembre 2023, dopo più di tre anni di trattative, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul nuovo Patto su migrazione e asilo. Quest’ultimo, riformando le politiche migratorie dell’UE, irrigidisce ulteriormente le regole relative all’accesso di richiedenti asilo e rifugiati negli Stati membri, seguendo una tendenza alla chiusura e all’esternalizzazione del controllo delle frontiere esterne dell’UE.
Ciò che emerge dalle righe del Patto è una chiamata ad una maggiore responsabilità degli Stati membri sulla gestione delle politiche migratorie, soprattutto nei periodi definiti “di crisi”, nell’ottica di una maggiore solidarietà tra i Ventisette e di una più approfondita collaborazione con i Paesi terzi. Centrale, infatti, l’appoggio all’esternalizzazione della gestione dei flussi, attraverso la sottoscrizione di accordi con Paesi terzi vicini ai confini europei.
Il nuovo Patto su migrazione e asilo è composto da cinque pilastri:
- Il regolamento sulla gestione dell’asilo e delle migrazioni, che non va a modificare, tuttavia, il regolamento di Dublino, ma è accompagnato da un nuovo meccanismo di solidarietà obbligatoria, attraverso cui i Paesi membri dovranno sostenere quelli definiti “sotto pressione migratoria” tramite una redistribuzione dei migranti o il sostegno finanziario: ogni ricollocamento potrà essere sostituito da un contributo di 20mila euro.
- La risposta alle crisi migratorie, per la quale, in caso di una non meglio definita “crisi”, lo Stato membro dovrà presentare una richiesta motivata alla Commissione, e in caso di approvazione questo godrà di maggiore libertà sia nell’effettuare procedure di frontiera, che nel registrare più velocemente le domande di asilo.
- Le procedure di asilo, in relazione alle quali viene istituita una border procedure (procedura di confine) applicata a determinate categorie di persone migranti, ossia quelle che provengono da Paesi ai cui cittadini non viene solitamente riconosciuto il diritto d’asilo o che mentono alle autorità, rendendosi un “pericolo per la sicurezza”. In sostanza, questa procedura di confine è stata pensata, in particolare, per i cosiddetti “migranti economici”, una categoria che non ha mai avuto un inquadramento giuridico chiaro.
- L’implementazione dello European Dactyloscopie (EURODAC) : EURODAC, istituito nel 2000, è il database comunitario per le impronte digitali dei richiedenti asilo, e sarà implementato con i dati biometrici. Verrà, inoltre, abbassata l’età di obbligatorietà dell’identificazione, da 14 a 6 anni.
- Le nuove procedure di screening (registrazione e identificazione dei migranti), invece, potranno essere effettuate ovunque (sia alle frontiere che all’interno del territorio), ma i cittadini di Paesi terzi sottoposti a tali procedure potranno essere detenuti dalle autorità. In compenso, gli eurodeputati hanno garantito un meccanismo di monitoraggio indipendente per proteggerne i diritti fondamentali.
Insomma, un accordo che ha promesso tanto, soprattutto in termini di “solidarietà”, ma che, ancora una volta, limita e indebolisce la responsabilità comunitaria in materia migratoria, e solleva forti interrogativi circa l’effettivo rispetto dei diritti umani e degli obblighi internazionali sull’asilo.
Per approfondire nuovo Patto su migrazione e asilo