Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar ricevono il Premio Sakharov 2016

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Martedì 13 dicembre, nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo, Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar hanno ricevuto il Premio Sakharov per la libertà di pensiero 2016. Le due donne sono state premiate come simbolo della forza della comunità Yazida e di tutte le donne che hanno subito violenza sessuale.

Lamiya Aji Bashar ha raccontato la sua esperienza nelle mani del sedicente Stato islamico e di come sia stata gravemente sfigurata durante la fuga. «Ho progettato di scappare con un’amica e una bambina di nove anni anch’esse rapite dagli uomini dell’Isis, ma, prima di essere in salvo, la mia amica Kathrin è passata su una mina antiuomo. L’ultima cosa che ho sentito è stato il suo grido di morte dopo l’esplosione. Il peggior suono che io abbia mai sentito. Credo di poter essere la voce di tutte le vittime che non potranno mai raccontare cosa gli è stato fatto. Il Premio Sakharov mi dà più forza per continuare. Sarò la voce di chi non ce l’ha».

Nadia Murad ha ricordato il giorno in cui è incominciata la sua prigionia sessuale. «I criminali del califfato sono venuti il 3 agosto per cancellare la presenza degli Yazidi dandoci una sola opzione: conversione all’Islam o morte. Non c’è dubbio che si tratti di genocidio. Un genocidio che non riguarda solo la morte, ma anche la riduzione in schiavitù sessuale per le donne e gli abusi sui bambini. Oggi, la mia comunità è disintegrata sotto il peso di questa violenza». Nadia Murad ha poi chiesto un’azione internazionale perché i responsabili vengano puniti e ha rivolto un invito all’Europa ad accogliere e integrare gli Yazidi.

Nel corso della cerimonia di premiazione, il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, si è rivolto direttamente alle due donne: «Siete sopravvissute alla prigionia, ad atrocità indicibili e all’esilio. Avete superato la paura e il dolore. Avete finalmente trovato rifugio e protezione in Europa, ma non è finita qui. Vi siete alzate in piedi con grande dignità per combattere per coloro che sono rimasti indietro, per la giustizia e contro l’impunità». Schulz ha, infine, domandato alla Corte Penale Internazionale di aprire un’indagine sui crimini commessi dall’autoproclamato Stato islamico e ha ricordato che l’Europa ha il dovere di proteggere i perseguitati.

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