Le minacce di Trump dalla tribuna dell’ONU

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C’era molta attesa per il primo discorso del Presidente degli Stati Uniti davanti all’Assemblea generale dell’ONU, forum per eccellenza della discussione multilaterale di tutte le questioni internazionali.

Considerata invece dal Presidente Trump un “luogo di chiacchiere inutili”, l’Assemblea è stata, come si temeva, testimone di un discorso a doppio filo: violento, guerriero e interventista nei confronti dei disordini mondiali e contemporaneamente incentrato su una politica “dell’America prima di tutto”, pericolosamente intriso di nazionalismo e populismo.

In questa posizione, a dir poco ambigua davanti ad un’Assemblea di Rappresentanti di 193 Paesi, Trump ha brutalmente spiegato la sua politica estera e la sua concezione di sicurezza e difesa. Lasciando pochissimo spazio all’eventualità di una soluzione diplomatica, il Presidente ha consacrato gran parte del suo discorso alla Corea del Nord, prospettando la completa distruzione del Paese nel caso in cui quest’ultimo non smettesse di minacciare il mondo, e gli Stati Uniti in particolare, con il suo programma nucleare. Parole cariche di pesanti conseguenze anche da un punto di vista diplomatico, soprattutto nei confronti della Cina e del suo ruolo indispensabile per portare Kim Jong-un a più ragionevoli atteggiamenti politici di difesa. Fa infatti rabbrividire il fatto che, nel contesto attuale di altissima tensione, sia Trump che il dittatore nord-coreano abbiano ambedue a portata di mano il pulsante atomico.

Ma Trump non si è fermato alla Corea del Nord. Nel suo discorso ha confermato anche la sua acuta diffidenza nei confronti dell’Iran, riportando d’attualità concetti quali “Asse del Male” o “Stati canaglia”. Nell’affermare tutta la sua vicinanza all’Arabia Saudita, Trump ha denunciato l’accordo raggiunto nel luglio 2015, dopo anni di negoziati, sul nucleare iraniano, tacciandolo semplicemente d’ “accordo vergognoso”. Inutile ribadire la preoccupazione che tali propositi possono creare a livello internazionale, soprattutto fra quei Paesi che, con gli Stati Uniti, sono stati artefici di un tale accordo e cioè i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Regno Unito, Francia, Russia e Cina) più la Germania, con il sostegno dell’Unione Europea.

Benché il Presidente Trump non abbia chiarito le sue intenzioni in proposito, rimettere in discussione o annullare il contenuto dell’accordo con Teheran potrebbe riaprire scenari che, proprio con quell’accordo, i negoziatori volevano evitare: un Iran dotato dell’arma nucleare e il rischio di una spirale di proliferazione nucleare in una regione già altamente instabile e attraversata da molteplici conflitti. L’atteggiamento di Trump ha ovviamente sollevato reazioni di gran parte della comunità internazionale, la quale, in base ai rapporti forniti dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ritiene che l’accordo, nel suo insieme, sia rispettato dall’Iran. Anche l’Unione Europea, con le parole di Federica Mogherini, si è vivamente pronunciata contro un annullamento o un rinegoziato di tale accordo, considerandolo uno degli strumenti essenziali per lo sviluppo dell’Iran e per la stabilità della regione.

Ed infine Trump ha continuato nel suo elenco di Paesi nemici o pericolosi, senza risparmiare l’accordo con Cuba e minacciando direttamente il Venezuela. Di pace ha parlato molto poco, sorvolando quasi sulla situazione in Medio Oriente, sul terrorismo o sulla guerra in Siria.

In un mondo che il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha definito “in pezzi” e “senza pace”, non sono certo gli approcci poltici disegnati dagli Stati Uniti ad incoraggiare, in un contesto multilaterale, gli sforzi diplomatici necessari per risolvere e smorzare i tanti conflitti divampati un po’ ovunque nel mondo. E per finire, sempre a sottolineare la gravità della posizione degli Stati Uniti, Trump non ha ritenuto opportuno affrontare il tema dei cambiamenti climatici, principale minaccia per il futuro del nostro Pianeta, lasciando sempre in sospeso l’adesione del suo Paese all’Accordo di Parigi.

In questo contesto è più che mai importante che l’Unione Europea e i suoi Stati membri, insieme, ritrovino nuova forza e protagonismo diplomatico per ridare vita a strumenti di dialogo e per affrontare le numerose sfide sul futuro della pace e della sicurezza mondiali.

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