L’alfabeto delle lingue per “Avvicinare l’Europa”

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A pochi giorni dalla conclusione di Avvicinare l’Europa 2007 – Visita di istruzione presso le Istituzioni europeee – riceviamo e pubblichiamo un breve commento di una partecipante:

Prendendo a prestito alcune parole di Nazim Himet eccomi seduta a ripensare al mio approccio all’Europa e di tutto il mio percorso, durato sei giorni, ecco ciಠche ne ho rielaborato. Rispetto ai miei compagni di viaggio, il mio viaggio è sempre stato accompagnato dal desiderio di ritornare a casa per raccontare la mia esperienza ai miei colleghi più piccoli , che nella scuola sono i miei allievi-e.
Pertanto l’esperienza più bella che mi è rimasta nel cuore è senz’altro il primo giorno in Parlamento, quando seduti davanti ad una riunione plenaria, mi sono resa conto di essere cittadina europea e di rappresentare, attraverso la mia lingua, l’Italia. In quel momento seduta sulle gradinate dei visitatori, con le cuffie nelle orecchie ho provato a ragionare con la testa di un’adolescente, così mentre il parlamentare faceva il proprio intervento, ho realizzato che tra le mani avevo lo strumento, che mi permetteva di ascoltare le diverse 27 lingue, che a Bruxelles costruiscono l’Europa. Certo sono consapevole che nessuno tra i viaggiatori vicino a me avrebbe pensato a questo gioco, ma sono consapevole anche che lavorare con i ragazzi ti rende imprevedibile, divertente ed anche, forse un po’ folle.
Senz’altro aver visitato i luoghi, gli spazi ed essere sottoposti a continui spostamenti, a volte anche nel cuore della notte, ha reso il nostro periodare, molto simile ad un viaggio, tuttavia è bene ricordare che il suo principale intento era quello di alfabetizzarci all’incontro con l’Europa e rientrata a scuola con i miei ragazzi sono partita proprio dall’alfabeto, per raccontare loro la mia esperienza. Il mio alfabeto era la costituzione europea, in un formato cartaceo molto piccolo, che messa a confronto con quella italiana, ha dato origine ad una lavoro di gruppo, ad uno scambio di idee, ad una rielaborazione forse un po’ infantile, ma sopratutto ad una lezione europea.
Grazie, Apice Europa

Paola Rossi

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