La tela dell’Italia e la ragnatela UE

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A forza di rinviare tutto a giorni migliori, anche se poi questi non vengono ci sono scadenze da rispettare. E’ quanto accade all’Italia nei confronti di impegni da onorare con l’Unione Europea e dei tanti nodi che vengono al pettine in questi ultimi giorni dell’anno.

Da una parte i molti contatti internazionali, fuori e dentro l’UE del presidente del Consiglio, con il premier britannico, in bilico nel suo governo, e con i Paesi balcanici in vista dell’allargamento UE e, di gran lunga più importante per l’Italia, l’incontro appena avvenuto con il Cancelliere tedesco per tessere la tela delle alleanze all’interno dell’Unione.

Nel triangolo strategico dei rapporti tra i tre principali Paesi UE, negoziati recenti avevano prodotto un’alleanza tradottasi due anni fa nel Trattato del Quirinale tra Italia e Francia, in relativa somiglianza con il Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania. 

Mancava all’appello il lato dell’alleanza dell’Italia con la Germania e non bisognava aspettare troppo ad attivarlo, anche perché altre alleanze importanti non si vedevano all’orizzonte: non con la Polonia reazionaria in attesa di quella di orientamento europeista uscita dalle elezioni di ottobre e non con il riconfermato governo spagnolo a guida socialista, imprudentemente e inutilmente contrastato da Fratelli d’Italia con il sostegno all’estrema destra di Vox, sconfitta nelle elezioni di luglio. E non è certo l’amicizia con il governo di destra greco che si rafforzano le alleanze nell’UE.

L’incontro con il governo tedesco è avvenuto in una congiuntura molto particolare per entrambe le parti, tutte e due segnate da sintomi di debolezza economica e, in parte minore, anche politica, con la Germania con la crescita ferma e le finanze pubbliche in parte taroccate, l’Italia con il debito che sappiamo e la crescita sotto la soglia dell’1% del Prodotto interno lordo.

Tutto questo mentre stanno per scadere i tempi del negoziato sul Patto di stabilità e crescita, con la Germania ancora tendenzialmente “rigorista” e l’Italia “flessibilista” e le due maggioranze non così solide come si vorrebbe far credere: la Germania nell’inedita coalizione a tre non proprio coesa e l’Italia, con una maggioranza di opposto colore politico segnata da crescenti tensioni al proprio interno in vista, in particolare, delle elezioni europee del giugno prossimo.

A ben vedere, l’Italia con qualche grana in più nei confronti dell’UE da risolvere entro l’anno: la storia infinita del Meccanismo europeo di stabilità (MES) che il Parlamento italiano è chiamato a ratificare, meglio prima che poi e comunque entro l’anno, e l’accordo atteso con ansia da Bruxelles  per la proposta italiana di revisione del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), particolarmente esposto sul versante degli investimenti e, forse più ancora, delle riforme. 

Non aiutano in proposito le procedure di infrazione avviate contro l’Italia per l’altra infinita storia delle concessioni balneari e adesso anche per i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione. Si aggiunga a tutto questo anche la valutazione non proprio incoraggiante per il futuro dell’Italia della Commissione europea di martedì scorso sul progetto italiano di legge di bilancio per il 2024.

E’ in questo quadro che si apre un cantiere impegnativo per un Piano d’azione condiviso con la Germania, imperniato per cominciare su tre temi: la politica estera e di difesa, economia, industria e energia, rafforzamento del coordinamento tra i due Paesi, in particolare su immigrazione.

Non sarà facile per l’Italia recuperare il tempo perso per tessere la sua tela con i partner che più contano nell’UE, senza contare che l’Italia dovrà evitare al più presto di non fare la fine della mosca nella ragnatela dei vincoli europei.

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