La situazione attuale del lavoro sommerso nell’Unione Europea

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Il lavoro sommerso è la più grande sfida, che interessa i governi, le imprese e il lavoratori attraverso l’Unione Europea. Su questa tematica, è stato pubblicato uno studio speciale basato su un’inchiesta di Eurobarometro, di cui illustriamo i principali risultati. Tali esiti riguardano l’area della domanda e dell’offerta di lavoro sommerso presente negli Stati membri, le circostanze del lavoro nero, la percezione e l’accettazione di tale fenomeno tra i cittadini europei. Quest’intervista del 2019 di Eurobarometro si basa sulle precedenti inchieste (del 2007 e del 2013) ed esplora anche delle altre aree aggiuntive, quali ad esempio la fiducia nelle istituzioni che affrontano la questione del lavoro sommerso, l’esperienza con le buste – paga, i settori in cui il lavoro nero è più diffuso, l’uso di specifici siti e app per facilitare tali attività, così come la percezione della prevalenza di lavoro sommerso nel Paese.  Quest’intervista è stata condotta all’interno degli Stati membri tra l’11 e il 29 settembre 2019. All’epoca il Regno Unito era ancora uno Stato membro, e pertanto i risultati relativi alla Gran Bretagna sono ancora inclusi nel rapporto.

Considerazioni sul lato della domanda di lavoro nero.

  • Un cittadino europeo su dieci afferma di aver acquistato beni o servizi, derivanti da lavoro nero, nell’anno appena trascorso.
  • E’ più probabile che gli europei abbiano acquistato tali tipi di beni o servizi, per riparazioni o ristrutturazioni domestiche.
  • I fornitori più citati di tali beni e servizi sono amici, colleghi o conoscenti.
  • Il prezzo più basso è di gran lunga la ragione più comune per gli acquisti di beni e servizi, che possono includere del lavoro nero.

Considerazioni sul lato dell’offerta di lavoro nero.

  • Quasi tutti gli intervistati (95%) hanno dichiarato di non avere intrapreso esperienze di lavoro retribuito non pagato, mentre solo il 3% ha dichiarato di aver svolto simili lavori.
  • Il settore, più frequentemente citato, da coloro che hanno svolto del lavoro in nero, è quello dei “servizi personali”, seguito da quello delle costruzioni, dall’ospitalità.
  • E’ più probabile che i cittadini europei, che svolgono attività pagate in nero, le forniscano ai loro amici, colleghi e conoscenti.
  • La maggior parte dei cittadini europei non è disponibile a ricevere pagamenti in contanti in nero, ma ciò varia da Paese a Paese.

Per ciò che concerne le circostanze lavorative ed i pagamenti di coloro che svolgono delle attività pagate in nero, si può affermare che:

  • la metà dei cittadini europei, che le svolgono, lo fa per proprio conto.
  • La totalità delle paghe è non dichiarata per un quinto dei cittadini europei.
  • Pochissimi impiegati dipendenti ricevono un reddito in contanti non dichiarato, come parte del loro stipendio.

Infine, per ciò che riguarda la percezione e l’accettazione del fenomeno, si può concludere quanto segue:

  • circa quattro su dieci cittadini europei pensano che ci sia un alto rischio che le autorità rileveranno il reddito non dichiarato, ma ciò varia da Paese a Paese.
  • All’incirca metà di questi intervistati si fida delle autorità di sicurezza e dell’ispettorato del lavoro, ma c’è un grande cambiamento tra i Paesi.
  • La maggioranza degli intervistati considera che sia inaccettabile il lavoro nero nelle sue varie forme, e questo è principalmente il caso in tutti i Paesi.
  • La maggioranza degli europei pensano che non più del 30% della popolazione del loro Paese lavori senza dichiarare tutto il loro reddito, ma la condivisione varia sensibilmente.

Per ulteriori informazioni: il report completo di Eurostat

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