La rinascita della NATO

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È stato un Vertice molto atteso quello che si è svolto a Madrid il 28 e il 29 giugno. All’ordine del giorno infatti il futuro stesso della NATO, un’Alleanza che fino a pochi mesi fa continuava a guardare ad un inquieto e solitario nemico disteso ai confini orientali dell’Europa e dell’Occidente.

Ma la data del 24 febbraio 2022, giorno dell’aggressione russa all’Ucraina, ha radicalmente cambiato le carte della geopolitica, ha riportato la guerra in Europa, ha portato il rapporto fra la NATO e la Russia ad un livello massimo di tensione, ha aperto orizzonti nuovi sui temi della sicurezza che vanno ben oltre le frontiere attuali della NATO, ha disegnato, con il passare dei giorni e dell’intensità della guerra, i contorni delle divisioni e delle nuove alleanze che stanno emergendo a livello globale e in  un mondo sempre più interconnesso.

A Madrid infatti sono state prese decisioni di rilievo, a partire dall’adozione del nuovo “Concetto strategico”, una sorta di bussola politica volta ad orientare le decisioni e le responsabilità degli Stati membri nei prossimi dieci anni, alla luce delle sfide e dei cambiamenti che si profilano all’orizzonte. Una strategia che ridefinisce la Russia come “la minaccia più diretta alla sicurezza dei suoi Paesi membri” e indica la Cina come “una sfida sistemica”, in particolare sul piano tecnologico. 

Nell’immediato, le decisioni del Vertice hanno portato, in primo luogo, ad un accordo per l’adesione della Finlandia e della Svezia all’Alleanza atlantica. Una decisione rimasta in sospeso fino all’ultimo momento per l’opposizione della Turchia che ha preteso dai due paesi candidati che rinunciassero alla loro politica di accoglienza e di protezione del popolo curdo. Una pretesa ignobile che si traduce, in particolare, nell’impegno di Helsinki e di Stoccolma ad estradare cittadini curdi e a cessare qualsiasi sostegno al popolo curdo in ogni sua forma. Un prezzo carissimo per entrare nella NATO e per garantire quella sicurezza euro-atlantica di cui i due Paesi si erano sempre tenuti in disparte, fiduciosi nella loro indipendenza.

D’altro canto, con l’adesione di Svezia e Finlandia, la linea di confine tra Paesi membri della NATO e Federazione russa si allunga di più di 1.300 chilometri, protraendosi nel Baltico. Una nuova sfida soprattutto per l’Europa, chiamata in prima linea a gestire questa futura “nuova frontiera” con Mosca, con tutte le difficoltà che cio’ puo’ comportare.

Il Vertice ha inoltre deciso il rafforzamento delle forze d’intervento rapido (300.000 uomini entro il 2023), ma soprattutto il rafforzamento del fianco orientale della NATO con la creazione della prima base americana permanente e stabile in Polonia, decisione che conferisce a Varsavia un ruolo centrale nella fisionomia della nuova Alleanza. 

Infine, a Madrid la NATO ha guardato con precauzione anche alle sfide provenienti dalla Cina, inserita per la prima volta fra i punti nevralgici della futura sicurezza globale. Precauzioni che si orientano non solo verso l’obiettivo di contenimento dell’espansionismo cinese nel mondo ma anche a prevenire un rafforzamento delle relazioni Russia-Cina, in grado di indebolire il già fragile ordine internazionale. Al Vertice erano infatti presenti,  in quanto ospiti e coi quali tessere futuri partenariati, Paesi come il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda, ma anche alcuni Paesi dell’area Sud del mondo, come Giordania e Mauritania. 

E’ stato quindi un Vertice che ha aperto nuove prospettive e indicato nuovi orientamenti per il futuro, in un contesto che riporta anche l’Europa al centro di significativi cambiamenti geopolitici e di sicurezza globali.

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