“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”
C’era una volta un vecchio schema di lettura della politica: conservatrice la destra, coraggiosa la sinistra e prudente il Vaticano.
Da allora la destra non ha fatto passi avanti e oggi è tentata di farne molti indietro; la sinistra, a forza di rincorrere la destra, cerca di farsi coraggio ma, come sapeva bene don Abbondio, “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.
E così oggi il coraggio bisogna cercarlo altrove, in quel tempio della prudenza che è sempre stato considerato il Vaticano e il Pastore che da quella cattedra parla al mondo e che adesso manda a dire che il coraggio non è il contrario della prudenza, anzi.
Papa Francesco, recidivo, lo ha di nuovo dimostrato invitando ad accogliere, integrare e promuovere la formazione dello straniero. Tradotto nell’attuale dibattito politico italiano: a riconoscere il diritto di cittadinanza del Paese in cui si nasce e ci si forma al rispetto della Costituzione e alla conoscenza della lingua e della cultura locale.
Ci voleva coraggio per dirlo a una classe politica divisa tra la demagogia contro lo straniero e la paura di perdere consenso inserendolo, anche giuridicamente, nella società in cui vive e lavora.
E’ stata anche una scelta di prudenza, per prevenire tensioni e conflitti e impedire che l’incultura del terrore prevalga sulla cultura, cristiana e occidentale, dell’accoglienza.
Un messaggio chiaro alla politica italiana che ha reagito a destra con quella virulenza volgare di cui è il massimo campione Salvini, in competizione con un redivivo Gasparri; con il cerchiobottismo del centrodestra; la sempre “coraggiosa” astensione ingessata dei grillini; la cautela del governo e l’apprezzamento della sinistra, di lotta ma anche di governo.
Va bene blindare le nostre città e governare i flussi migratori, ma quale ragione per punire lo straniero nato tra noi e che con noi è chiamato a costruire il futuro di questo Paese, nel rispetto dei diritti e dei doveri di ognuno?