La guerra e i diritti dell’uomo

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La guerra della Russia all’Ucraina diventa di giorno in giorno sempre più indicibile nella sua mostruosità, sorda e intransigente di fronte a qualsiasi tentativo di cessate il fuoco e decisa, non si sa fino a quando, a fare terra bruciata di un Paese che dichiarava “fratello”. Per dirla con la Presidente Von der Leyen, inebetita di fronte a tanto orrore, alle macerie e alle fosse comuni, “l’umanità è andata in frantumi”.

A trent’anni esatti dall’inizio dell’assedio di Sarajevo, il 6 aprile 1992, una delle pagine più buie della nostra recente storia europea, la lista dei luoghi simbolo delle guerre e della barbarie ai nostri confini si allunga: Bucha, Borodyanka, Mariupol, Kramatorsk…

Di fronte a tali scenari, l’Occidente e l’Europa in particolare, cercano di piegare la Russia attraverso le sanzioni economiche e l’invio di materiale militare e di difesa all’Ucraina, una risposta che purtroppo, finora, non è stata sufficiente a fermare la follia distruttiva di Mosca. 

Vale la pena tuttavia soffermare l’attenzione non solo sulle sanzioni, ma allargare lo sguardo sulla percezione della comunità internazionale rispetto a questa svolta brutale nella politica estera di Putin. Il primo segnale di condanna arriva infatti dalla sospensione e dal conseguente ritiro della Russia dal Consiglio d’Europa, di cui è membro dal 1996. Creato nel lontano 1949, il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale che ha come obiettivo la promozione dei diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto in Europa. I 47 membri sono altresì parte della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce i diritti fondamentali delle persone, come ad esempio l’equo processo, la libertà di espressione, di riunione e di associazione, tutti diritti che i Paesi membri sono obbligati a rispettare e a proteggere. In caso di violazione di tali diritti, i cittadini hanno la facoltà di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo. In proposito, tuttavia, non va dimenticato che, se da una parte l’esclusione della Russia dal Consiglio d’Europa rappresenta una chiara condanna nei suoi confronti, dall’altra comporta automaticamente anche l’esclusione dei cittadini russi dalla facoltà di presentare ricorso alla CEDU per chiedere la tutela dei loro diritti.

Una seconda decisione di condanna è giunta dall’ONU il 7 aprile scorso, con la sospensione temporanea della Russia dal Consiglio dei Diritti dell’Uomo, che ha sede a Ginevra. Sebbene adottata con una certa maggioranza dall’Assemblea Generale, la risoluzione non ha riscosso un’adesione tale da poter parlare di unità internazionale di fronte all’aggressione della Russia all’Ucraina e rivela voti contrari e astensioni di un certo peso. Hanno infatti votato contro, senza troppe sorprese, Paesi come la Cina, l’Iran, la Siria, la Bielorussia e l’Algeria, mentre altri Paesi come l’India e  il Brasile si sono astenuti. 

Tanti tuttavia sono gli interrogativi che tali procedure e prese di posizione fanno nascere su temi così importanti quali il rispetto dei diritti dell’uomo e la salvaguardia della pace nel mondo. Al riguardo ricordiamo che la Russia è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, con potere di veto e, in secondo luogo, Paesi come la Cina, il Venezuela, il Sudan o l’Eritrea fanno anch’essi parte del Consiglio dei Diritti dell’Uomo, Paesi ben lungi dall’essere in regola al riguardo. Tutti interrogativi che si incroceranno con il futuro dei  nuovi scenari mondiali che questa guerra in Ucraina lascia, per il momento, solo intravedere.

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