La Francia per l’Europa, l’Europa per la Francia

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Fervono i preparativi in Francia in vista dell’imminente turno di presidenza semestrale UE guidata da Emmanuel Macron. Il momento è particolare, non solo perché la pandemia continua ad imperversare e perché rimangono alte le tensioni tra gli Stati Uniti e gli alleati europei con la Russia. 

Anche all’interno dell’Unione l’anno nuovo annuncia appuntamenti importanti, dalla riuscita del “Piano europeo per la ripresa” (Recovery fund) alla revisione del Patto di stabilità, dall’ingresso in scena del nuovo governo tedesco al parziale ricambio dei vertici UE previsti a gennaio fino alla conclusione della “Conferenza sul futuro dell’Europa” senza dimenticare l’incerta evoluzione del quadro politico italiano. 

Su questi ed altri fronti la presidenza semestrale francese ha più di un interesse a giocare un ruolo da protagonista, vista anche l’imminenza ad aprile delle elezioni presidenziali francesi, che non mancheranno di intrecciarsi con il futuro dell’Europa.

Andiamo con ordine, cominciando dal ruolo delle “presidenze semestrali” dell’UE, molto variabile a seconda della forza politica di chi le detiene: fu molto importante quella del secondo semestre 2020 a guida tedesca, che influì non poco sulle misure straordinarie di sostegno all’economia europea con la creazione di un debito comune europeo. Meno importante, ma volenterosa in materia sociale, quella successiva portoghese e poco rilevante quella slovena che si sta concludendo. 

Queste sono le eredità ravvicinate per la Francia che passerà il testimone nei due semestri successivi a Repubblica Ceca e Svezia, per ritrovare a cavallo tra il 2023 e il 2024 due turni a forte vocazione europeista con Spagna e Belgio, tra l’altro in preparazione delle elezioni europee, per poi finire nelle mani dell’Ungheria che, a politica costante, non è una bella notizia per l’UE.

Basta questo quadro cronologico per non sottovalutare il turno francese, dal quale potrebbe dipendere molto del futuro dell’UE e questo sicuramente Macron aveva ben chiaro quando l’altro giorno ha presentato le sue priorità per il semestre a guida francese.

Non poteva mancare la determinazione francese a superare gli automatismi previsti dai parametri finanziari, in particolare la soglia del 3% del deficit di quel “Patto di stabilità”, attualmente sospeso, ma che resta per molti, come ebbe a dire Romano Prodi, un “Patto di stupidità”, incapace di affrontare le crisi, come bene sa la Grecia in occasione della crisi del 2008.

Né Macron poteva dimenticare il suo impegno, anche in funzione della politica interna, a proteggere le frontiere e ad affrontare insieme le pressioni migratorie, proprio mentre continua ad avere problemi con il Regno Unito alle immediate frontiere francesi, con gli irrisolti problemi post-Brexit.

Piatto forte della presidenza francese sarà il tema della politica di sicurezza e difesa da aggiornare dopo gli ultimi eventi internazionali grazie a una “bussola strategica” destinata a chiarire i futuri rapporti UE con l’ “Alleanza dell’Atlantico del nord” (NATO) e con l’alleato americano. A questo tema sarà dedicato un Vertice straordinario dei Capi di Stato e di governo: sarà anche l’occasione per cercare di capire che cosa significhi per l’UE una “sovranità strategica”, nel quadro più ampio di futuri sviluppi della “sovranità europea”.

Sul fronte esterno dell’UE Macron ha annunciato un Vertice tra Unione Europea e Unione africana per ravvivare una relazione “affaticata” tra i due continenti, indicando tra le priorità l’educazione, la salute e il clima. Più vicino a noi si impone all’attenzione la situazione nei Paesi dei Balcani, per i quali bisogna chiarire le prospettive europee, anche per contrastare pericolose ingerenze internazionali.

Infine, ma non ultima, la priorità al tema dell’ambiente per la salvaguardia del quale propone, tra l’altro, una “lotta contro la deforestazione importata”, impedendo l’importazione nell’UE di soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao e caffè quando queste produzioni provocano deforestazione. 

Saggi propositi o “vaste programme”, come avrebbe detto il suo predecessore Charles De Gaulle, che non manca di ambizione, come si conviene alla vigilia di una difficile prova che non sarà facile per Macron superare, né in Francia né in Europa.

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