Ci deve essere maggiore uguaglianza nella società, altrimenti la moralità non guadagnerà mai terreno e la moralità virtuosa non avrà solidità neanche se impiantata sulla roccia; finché una metà dell’umanità resterà incatenata alla sua base, la virtù sarà sempre minacciata dall’ignoranza e dall’orgoglio.
Così scriveva Mary Wollstonecraft nel lontano 1792 a proposito delle donne e dei loro diritti. In un’epoca che ci sembra ormai lontana, c’era qualcuno che sosteneva la parità dei sessi con la convinzione che le donne fossero al pari degli uomini. Più di duecento anni fa, c’era una donna che sceglieva di vivere in una casa separata dal marito “per poter mantenere la propria indipendenza”, che veniva discriminata e osteggiata in quanto fervida sostenitrice dei diritti delle donne. Una persona caparbia che non parlava delle donne, ma dei loro diritti, rimanendo seppur incompresa da quelle della sua epoca, tanto da essere definita anche “una iena in sottoveste”.
Gli scritti di Mary Wollstonecraft paiono certo datati e appartenenti ad un’epoca ormai passata, ma non si può sicuramente dire che siano frasi impolverate descriventi brutti ricordi chiusi nel cassetto.
Secondo il Gender Gap 2016, in Italia le donne a parità di mansioni guadagnano in media 10,9% in meno degli uomini, pari a 3620 euro annui. Non solo, l’85% degli omicidi contro le donne in Italia sono femminicidi. Sono solo alcuni dei dati che dimostrano come ad oggi la differenza di genere è ancora presente in modo palese e che, purtroppo, non si può certo archiviare come un triste capitolo del passato.
L’8 marzo non è la festa delle donne. L’8 marzo è la festa dei diritti delle donne.
Questa data vuole essere non una festa, ma un monito, rivolto certo agli uomini, ma rivolto anche a tutte le donne. È una buona occasione che sarebbe bello rimanesse esonerata da giochi politici e di propagande sindacali, utile a ricordare a tutti che la parità esiste ma deve essere rispettata.
L’augurio è che i grandi slogan che verranno urlati oggi non rientrino a far parte di qualche campagna mediatica, ma che accompagnino discorsi e discussioni politiche, idee di riforme, un cambiamento di atteggiamento e di mentalità da parte di tutti i cittadini. Ed è proprio per supportare e promuovere questa libertà che il Parlamento europeo, organo che ogni anno dedica le proprie attività ad un tema specifico relativo alla protezione dei diritti femminili, ha deciso di concentrare questa giornata sull’emancipazione economica delle donne, prerequisito necessario per poter gestire una propria vita ed essere padrone della propria libertà.
Le donne non sono, e non sono mai state, il sesso debole, ma solo un sesso diverso da quello maschile. Le donne non hanno bisogno di mimose o di galanterie, non necessitano di celebrazioni puntuali e complimenti sulla cucina. Le donne necessitano di riforme, di garanzie, di parità economica e di status societario. Le donne hanno bisogno dello Stato, affinché faccia da garante all’esecuzione di taluni diritti conquistati con delle lotte durate anni, che permetta loro di avere dei figli senza essere discriminate al lavoro e permetta anche loro di scegliere di non averli. Le donne hanno bisogno della libertà di scelta, e della possibilità di rendere questa scelta una realtà.
Le donne hanno bisogno delle donne, per smettere di perpetuare l’eterno cliché della principessa sulla torre, e per finalmente dimostrare che dalla torre, grazie ai giusti strumenti, sappiamo scendere anche da sole.